La Ghibellina, fondata nel 2000 da Alberto e Marina Ghibellini, si caratterizza per la produzione di vini di qualità elevata nell'ambito di una decisa esaltazione della tipicità.
Situata a Monterotondo, frazione del Comune di Gavi (Piemonte) e zona tra le più vocate per la produzione del Cortese di Gavi DOCG, l'azienda si estende su una superficie di circa 20 ettari, in uno splendido contesto collinare posto tra la parte meridionale della Pianura Padana e l'Appennino Ligure.
La morfologia dei terreni, la loro ideale esposizione, e il clima particolarmente adatto alla coltivazione della vite, anche grazie alle brezze che spirano dalla riviera, costituiscono le condizioni ideali per ottenere vini dal carattere deciso e sempre riconoscibile.
La cura attenta della vigna e l'impegno senza compromessi in cantina rendono possibile la ricerca di un costante miglioramento.
Il territorio di Gavi, costituito dalla valle del fiume Lemme e dai colli e monti circostanti, risulta abitato sin da tempi antichissimi. Una prima documentazione storica risale alla Tavola di bronzo della val Polcevera del 117 a.C., in cui si accenna all'insediamento dei Cavaturini - così chiamati probabilmente perché abitavano in grotte o cave - nella zona del Lemor, l'attuale Lemme. Si ritiene che anche il nome "Gavi" abbia tale origine, derivando da Cavatum per elisione della consonante "t".
Dopo la caduta dell'Impero romano Gavi entrò a far parte del dominio dei Franchi. Inoltre è attestata la presenza dei Saraceni intorno al X secolo. Ne sono prova il ritrovamento di armi arabe e alcune sedimentazioni nella toponomastica: la parte est del monte su cui sorge il Forte di Gavi, che risale all'anno Mille, è denominata ad esempio Monte Moro.
All'inizio del secondo millennio Gavi apparteneva alla famiglia degli Obertenghi, da cui discesero i marchesi che dal XII secolo assunsero il titolo "di Gavi". Primo marchese di Gavi fu Guido, seguito a partire dal 1116 dal figlio Alberto che governò per sei decenni, conducendo Gavi, collocata in posizione strategica tra il comune di Tortona, il Marchesato Aleramico e Genova, ad un marcato sviluppo economico e politico. Con l'importanza acquisita arrivò per Gavi anche un periodo di instabilità, che cessò solo durante il dominio dell'imperatore Federico I Hohenstaufen, detto "il Barbarossa", legato da parentela ed amicizia ai marchesi di Gavi. Alla morte del Barbarossa (1190) iniziò per il marchesato un declino irreversibile sfociato nel passaggio di tutto il territorio ai Genovesi con atto ufficiale del 16 settembre 1202.
Da allora le vicende di Gavi risultano strettamente collegate a quelle della Repubblica di Genova, la quale esercitò il proprio dominio sul territorio salvo che dal 1348 al 1358, periodo in cui la zona fu controllata dai Visconti, e dal 1418 al 1528, quando dominarono dapprima nuovamente i Visconti, e poi i Fregoso e i Guasco di Alessandria.
Sotto i Genovesi il territorio di Gavi, e soprattutto il suo Forte, furono teatro di numerosi scontri e battaglie: contro i Franco-Piemontesi, che nel 1625 posero un assedio durato ben 17 giorni; contro gli Austriaci, che verso la metà del '700 occuparono per un breve periodo la fortezza; durante il periodo napoleonico, quando si affrontarono nella zona le truppe francesi e austriache.
Il dominio genovese su Gavi cessò definitivamente solo nel 1814, allorché la repubblica di Genova fu soppressa ed il suo territorio fu trasferito sotto il dominio del Re di Sardegna Vittorio Emanuele I in virtù degli accordi tra Francia, Austria e Inghilterra al Congresso di Vienna. Con tale passaggio venne anche meno l'importanza geopolitica e strategica della zona di Gavi e del suo Forte, il quale venne smilitarizzato definitivamente nel 1854.
L'area del Gaviese è particolarmente ricca di luoghi di interesse storico e paesaggistico. Si va dai centri storici di abitati come Gavi, Novi Ligure, San Cristoforo, Capriata d'Orba, Tassarolo, Voltaggio, tutti ricchi di testimonianze artistiche e architettoniche di grande valore che risalgono al medioevo, agli splendidi colli delle campagne circostanti, che alternano ancora con raro equilibrio i vigneti ai seminativi e ai boschi. Notevole anche il vicino Parco Regionale Capanne di Marcarolo, dove si possono trovare foreste e fiumi incontaminati e ammirare dall'alto scenari irripetibili.
La gastronomia locale è senza dubbio di grandissimo rilievo. In primo luogo occorre menzionare i famosissimi ravioli di Gavi, che la leggenda vuole preparati per la prima volta dalla famiglia Raviolo nel XIII secolo. Vengono serviti non solo col sugo di carne o "al tocco", ma anche nel vino o "a culo nudo" (ovvero al naturale per esaltarne il sapore). Particolarmente importanti sono poi altre specialità come il risotto al Gavi, la focaccia "stirata" (così detta perché prima della cottura viene allungata mediante una trazione), e la "testa in cassetta", salume caratteristico di alcune zone d'Italia che a Gavi viene preparata secondo una ricetta particolare che ne esalta la delicatezza, rendendola un abbinamento ideale col vino Cortese.
Completano poi il quadro dolci tipici come i celeberrimi amaretti di Gavi, i baci di dama e i canestrelli.
Vitigni Cortese
Citato per la prima volta in una lettera scritta dal fattore del Marchese Doria nel 1659, il cortese - "corteis" nella forma dialettale - è un vitigno autoctono a bacca bianca coltivato soprattutto nella parte meridionale della provincia di Alessandria, da Ovada ai Colli Tortonesi, ed in particolare nella zona di Gavi, dove vanta una grande tradizione e raggiunge i più alti livelli qualitativi.
Nel 1870 Demaria e Leardi, primi studiosi ad occuparsene scientificamente, descrivono il cortese come un vitigno robusto e fecondo, reso pregevole dalla "bontà e squisitezza del suo prodotto", che "ama esposizioni soleggiate e di mezzogiorno, [...] e prospera sia in terreni calcarei, sia in argillosi e misti". Inoltre, sulla scorta del lavoro svolto da Luis Oudard, enologo del conte di Cavour a Grinzane, evidenziano le grandi potenzialità del cortese come uva adatta alla spumantizzazione.
La fortuna del cortese, date queste premesse, ebbe inizio in breve tempo e nel 1876 il marchese Cambiaso, poi seguito dalle famiglie Raggio, Serra, Sertorio e Spinola, decise di realizzare nei suoi possedimenti a Gavi i primi impianti specializzati. Da quel momento la sua coltivazione si diffuse notevolmente, anche grazie ad un ulteriore impulso nei primi anni del Novecento dovuto ai numerosi reimpianti di vigneto seguiti alla devastazione della fillossera.
Nel tempo il cortese ha dimostrato di saper esprimere vini di ottima qualità, con spiccata eleganza ed equilibrio. E non solo in versioni fresche e giovani di grande piacevolezza, ma anche attraverso un prolungato affinamento in bottiglia, in certi casi anche per un decennio o più, che impreziosisce il vino con grande carattere e complessità.
Nel 1974 il "Gavi" o "Cortese di Gavi", da uve cortese in purezza, diventa vino a denominazione di origine controllata, e nel 1998 arriva anche il conferimento della DOCG.
Vitigni Barbera
Prima dell'avvento massiccio del cortese verso la fine dell'Ottocento, l'area di Gavi era coltivata soprattutto con vitigni a bacca rossa, in particolare barbera e dolcetto.
Il barbera è un vitigno autoctono piemontese, di grande tradizione e originario con tutta probabilità del Monferrato. I primi documenti che ne riportano il nome sono del XVI secolo, ma si suppone che la cosiddetta uva "Grisa", citata già nel 1304 da Pier de' Crescenzi nel suo Liber Ruralium Commodorum (il più celebre trattato di agronomia ed enologia del medioevo), possa essere proprio barbera, detta "grigia" poiché nell'ultima fase di maturazione si copre di pruina, assumendo un caratteristico colore metallico.
Oggi particolarmente diffuso nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo, il vitigno barbera dà luogo a vini di grande eleganza, che sanno unire una notevole complessità olfattiva (dagli aromi vinosi e fruttati a quelli eterei e speziati nelle versioni da invecchiamento elevate in legno) ad un'ottima struttura, sapidità e persistenza. Il tutto in un complesso di impareggiabile piacevolezza grazie alla buona acidità del vitigno, che dona al vino la sua caratteristica freschezza.
Nella zona di Gavi, già nobilitata dal conferimento della DOCG per il cortese, la barbera rientra nella Denominazione di Origine Controllata "Monferrato", che comprende alcune aree delle province di Alessandria e Asti e prevede la produzione di vini da uve barbera, anche in purezza, sia rossi, sia chiaretti (vini rosati dal caratteristico color cerasuolo).