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Col Vetoraz Spumanti Valdobbiadene

Produzione Spumanti di Qualità Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano Treviso Veneto Italia

Contatti

Valdobbiadene Strada delle Treziese, 1 +39 0423 975291 +39 0423 975571

Descrizione

Il prosecco è da molto tempo coltivato nella fascia collinare della marca trevigiana, e più precisamente sulle colline che si estendono tra Valdobbiadene e Conegliano. La storia di un vino, soprattutto se di origine antica, è intimamente legata non solo alla terra che lo produce, ma anche alle vicende che nel corso del tempo hanno segnato la vita delle generazioni che si sono succedute nel territorio di produzione.

Col Vetoraz è situata sulla sommità dell'omonima collina a fianco del "Mont" di Cartizze in S. Stefano di Valdobbiadene.

Ci troviamo sul punto più elevato del Cartizze a quasi 400 m di altitudine, da qui lo sguardo può riconoscerne l'intera area, delimitata ad est dalla località "Fol" e ad ovest dalla località "Sacol".

Su questa collina la famiglia Miotto si è insediata nel 1838, sviluppando fin dall'inizio la coltivazione di Prosecco e Cartizze.

Nel 1993 Francesco Miotto, discendente di questa famiglia, assieme a Paolo De Bortoli e al sottoscritto ha dato vita all'attuale Col Vetoraz, andando a creare un gruppo di lavoro eterogeneo e stimolante.

In questi anni la crescita di esperienza di Col Vetoraz è stata evidente, e pensiamo di aver raggiunto un buon punto di partenza per poter anche noi contribuire all'identificazione e alla qualificazione di questa nostra magnifica terra.

Il prosecco è da molto tempo coltivato nella fascia collinare della marca trevigiana, e più precisamente sulle colline che si estendono tra Valdobbiadene e Conegliano. La storia di un vino, soprattutto se di origine antica, è intimamente legata non solo alla terra che lo produce, ma anche alle vicende che nel corso del tempo hanno segnato la vita delle generazioni che si sono succedute nel territorio di produzione. Il prosecco, nell'area collinare compresa tra Valdobbiadene e Conegliano ha influito notevolmente sugli usi, i costumi, le tradizioni e l'economia delle comunità locali nell'arco di oltre dieci secoli.

Il prosecco è un vitigno di antichissima origine, addirittura precedente alla colonizzazione dei romani (avvenuta nel II secolo avanti Cristo). Infatti sono noti i versi di Virgilio che riguardano proprio queste terre, scrisse: "Le viti flessibili tessono ombre leggere". Si conosce assai poco delle varietà presenti su queste colline. In epoca romana, tuttavia ci sono notizie che riguardano proprio il prosecco. Secondo alcuni ricercatori dovrebbe trattarsi dello stesso vitigno che in epoca romana ha dato origine al tanto decantato vino Pucino, al quale l'imperatrice Livia, moglie di Augusto avrebbe attribuito la sua longevità. Essa ha scritto: "Nessun altro vino è più indicato per uso medicinale".

Plinio il Vecchio, facendo una rassegna dei principali vini conosciuti nella Roma dei Cesari, descriveva il Pucino come uno dei grandi vini che imbandivano le tavole dei dignitari romani e che aveva il dono di allungare la vita dei suoi consumatori. Nell'età tardo-romana abbiamo testimonianza da parte del Valdobbiadenese S. Venanzio Fortunato vescovo di Poitiers (535-603), che dice: "Terra duplavensis, dove eternamente fiorisce la vita, sotto la montagna dalla nuda sommità".

Sempre nello stesso periodo il territorio di Valdobbiadene e Conegliano viene così descritto: "Nascono in questi colli ottimi frutti, olio perfetto, vini preziosi che sono fatti degni dei maggiori principi di Germania", i "terreni di Conegliano, Valmarino e Collalto producono ottimo grano e vino buonissimo ed il migliore è quello della Valdobbiadene".

Il periodo di massimo splendore viti-vinicolo del territorio di Valdobbiadene e Conegliano, è quello che comprende i secoli XV, XVI e la prima metà del XVII. Da molti documenti risulta chiaro quanto fosse importante ed apprezzata la produzione enologica dei colli di Valdobbiadene e Conegliano, e come essa alimentasse un sicuro e redditizio commercio ed esportazione soprattutto verso i paesi tedeschi e verso Venezia. I primi decenni del XVIII secolo segnarono un periodo di decadenza agraria ed enologica culminante nella eccezionale gelata del 1709 che causò la morte della maggior parte dei vigneti. In seguito a tale morìa gli agricoltori si orientarono verso vitigni più rustici e di minor prestigio. Secondo documenti dell'epoca, la scarsa qualità dei vini di questo periodo dipende anche dall'imperizia degli agricoltori che iniziarono ad avere poca cura per i vigneti, e a vendemmiare prima della completa maturazione dell'uva.

A questo periodo di decadenza ne è seguito uno di ripresa che si è protratto fino quasi alla fine del XVIII secolo. Infatti furono molte le iniziative agronomiche e culturali, come la costituzione delle accademie atte a riportare la viticoltura agli antichi splendori, tutto questo sotto la spinta delle riforme volute dal Governo della Repubblica Veneta. La caduta della Serenissima nel 1797 non frenò però la volontà delle popolazioni locali di continuare il rilancio della viticoltura e dell'enologia. Già subito dopo il congresso di Vienna il governo austriaco del Lombardo-Veneto incaricò di redigere un catalogo delle varietà di uva presenti, per pianificarne la coltivazione. Questa fu l'ossevazione: "Nelle colline di Valdobbiadene e Conegliano vengono coltivate le uve Perera, Peverella, Pignoletta, Verdisa, Merzemina nera, Prosecca e Bianchetta, da cui si ottengono vini molto richiesti dai mercati di Carinzia e Germania.

Nel distretto di Valdobbiadene le uve bianche hanno la preferenza e forniscono squisitissimi vini".

Verso il 1880 fece la prima comparsa la Peronospora, che assieme all'Oidio andarono a restringere sempre di più la coltivazione della vite. Così si legge nella monografia sulla coltura del Prosecco pubblicata nel 1887: "Nel Coneglianese il prosecco perde ogni dì terreno, scomparendo sotto il flagello dell'Oidium della Peronospora e delle inclemenze climateriche, persistendo quasi solo nel distretto di Valdobbiadene e nei colli di Pieve di Soligo, Soligo, Solighetto, Farra, Follina e Col San Martino". Verso il 1900 fece la sua comparsa la Fillossera, che distrusse la maggior parte dei vigneti, seguita dalla devastazione e dall'abbandono portati dalla Prima Guerra Mondiale. Nel periodo post-bellico e post-fillosserico, solo la tenacia delle genti locali consentì la ripresa della coltura della vite. Nel totale rinnovamento si avviò una profonda trasformazione della viti-vinicoltura locale, che assunse i connotati che oggi conosciamo.

Si avviò l'epoca della specializzazione e della selezione con la dominante presenza dei Prosecchi di cui i principali sono:
- Prosecco Bianco o Prosecco Balbi
- Prosecco Tondo o Prosecco Gentile, o Prosecco Minuto
- Prosecco Lungo

La Pedemontana trevigiana ed in particolare le colline che da Valdobbiadene si estendono verso Conegliano, mostrano da secoli nobiltà e vocazione per la coltivazione della vite. La maggior parte sono colline emerse nell'epoca terziaria, formate da calcari argillosi con marne giallo-azzurrognole e arenarie cineree e cerulee.

La composizione fisico-chimica di questi terreni è fra le più adatte a trasmettere alle uve carattere e profumi, soprattutto se associata ad una elevata escursione termica diurno-notturna favorita dalla vicina montagna. L'area di produzione del Valdobbiadene-Conegliano interessa 16 comuni della fascia collinare, la vite è coltivata ad altitudine compresa tra i 50 e i 500 metri s.l.m., gli ettari di vigneto coltivati sono circa 3600 con una produzione media annua che si aggira sui 400 mila quintali d'uva. All'interno di questa area, nel territorio di S. Pietro di Barbozza, si estende una microzona di 106 ettari selezionati da cui si produce il Valdobbiadene Prosecco superiore di Cartizze.

Le molteplici peculiarità chimico-fisiche dei terreni, le esposizioni, le pendenze, le altimetrie e i microclimi determinano le diversità che caratterizzano i vari prosecco coltivati in questa fascia collinare.

La parte collinare è costituita da catene parallele di colline che si estendono con direzione Est-Ovest, compresa tra il fiume Piave ad occidente, il fiume Meschio ed il torrente Crevada ad oriente, e divisa in due distretti dal fiume Soligo. Il distretto occidentale è denominato Mandamento di Valdobbiadene, ed è costituito dalle colline di Valdobbiadene, Combai, Miane, Farra di Soligo, Soligo, Col S. Martino e Vidor. Il distretto orientale è denominato Mandamento di Conegliano ed è costituito dalle colline di Conegliano, Carpesica, Ogliano, Feletto, Refrontolo, Susegana, Solighetto e Pieve di Soligo. I terreni che formano questi cordoni paralleli di colline, hanno una diversa origine geologica che comprende tre ere:
- era secondaria (e precisamente: Cretaceo inferiore, Cretaceo medio, Cretaceo superiore)
- era terziaria (e precisamente: Miocene, Pliocene, Pontico)
- era quaternaria.

Come già detto, le formazioni terziarie sono le più importanti. Le colline di Conegliano, S. Pietro di Feletto e Susegana, sono considerate dei fenomeni alluvionali iniziati nel Miocene e proseguiti fino al periodo glaciale. Sono terreni generalmente pesanti in parte ferrettizzati di colore rosso scuro. Le colline di Vittorio Veneto, Carpesica, Scomigo, Ogliano, e Colle Umberto, sono di origine morenica, di formazione quaternaria. Sono terreni permeabili, profondi, con abbondante scheletro. Le colline che si estendono da Soligo verso Farra di Soligo e Vidor, sono di origine del Pliocene e del Pontico. Sono colline facilmente individuabili per la loro altezza e forte pendenza.

Le colline che da Serravalle si estendono ad occidente verso Cison di Valmarino, fino a S. Pietro di Barbozza, sono costituite da calcari argillosi, marne, arenarie, e mollose del miocene. Questi sono i terreni con le caratteristiche fisico-chimiche più rinnomate.

Le colline che da Valdobbiadene scendono verso Vidor sono molto diverse tra di loro, perchè costituite da un alternarsi di depositi morenici, terrazzi alluvionali, e conoidi di deiezione. Questa è la terra del Valdobbiadene-Conegliano, dove da secoli si producono i profumi, gli aromi e le armonie tipiche di questo vino.

Il comprensorio Valdobbiadene-Conegliano con più di 100 aziende spumantistiche è tra i più importanti distretti enologici spumantistici d'Italia e del Mondo.

La maggior parte delle uve di Valdobbiadene e Conegliano vengono oggi trasformate per la produzione di vino e spumante.

Il Valdobbiadene-Conegliano prosecco spumante in questi anni ha avuto un sempre maggior riconoscimento, arrivando ad essere lo spumante metodo Charmat più riconosciuto e richiesto al mondo.

Alcuni pensano erroneamente che lo spumante metodo Charmat sia da considerarsi "meno importante" cdel metodo classico. Invece ogni vino ha un proprio carattere ed una propria storia, che non sono confrontabili e paragonabili. Ogni vino ha le proprie armonie, i propri equilibri e le proprie espressioni.

Il metodo Charmat è il sistema ideale per la produzione di spumanti fruttati, infatti, in virtù di questo metodo è possibile rispettare il carattere originale del frutto di partenza.

Nella spumantizzazione di questi vini floreali e fruttati, l'obiettivo prioritario è cercare di evitare qualsiasi interferenza causata dal lievito di fermentazione e mantenere inalterate le puculiarità e le tipicità proprie del frutto e del Terroir. Conservare, rispettare e non alterare: non è sicuramente un compito facile, vuol dire saper accettare quello che la terra e la vite ha saputo dare, vuol dire lavorare con sensibilità per riuscire ad esprimere l'equilibrio, l'armonia e la piacevolezza tipica di questi vini. La differenza fondamentale fra il metodo classico e il metodo Charmat è basata sulla diversa permanenza delle fecce di fermentazione a fine presa di spuma, nel primo caso è molto lunga, nel secondo più corta possibile. Il prosecco è un vino affascinante: per la sua gentilezza, per la sua snellezza, per la corposità moderata, per la morbidezza vellutata e per la sapidità.

E' un vino armonioso e leggiadro, che ci invita a bere, perchè a mio parere la vera civiltà del bere... sta nel bere con piacevolezza. Quello che si deve ricercare nel prosecco è l'assoluto rispetto delle caratteristiche originarie del frutto. Quando si produce il prosecco bisognerebbe sempre porsi l'ambizioso obiettivo di esprimere la tipicità ed il terroir dell'uva che abbiamo scelto, senza togliere e senza aggiungere. Seguire scrupolosamente un metodo atto a preservare l'integrità espressiva del frutto di partenza è secondo me l'unico modo per riuscire ad ottenere gli equilibri e le armonie naturali che ogni vino è in grado di esprimere.

La vera cultura del bere... è bere con piacevolezza.

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