L'azienda agricola Tre Monti nasce nei primi anni sessanta da un'idea di Sergio Navacchia e di sua moglie Thea, per anni vero motore propulsore dell'azienda e scomparsa nel 1989.
Nei primi anni 80 la svolta. Una rivoluzione che parte in vigna per proseguire in cantina. Collaborazioni importanti con la migliore enologia italiana: un giovanissimo Francesco Spagnolli nei primi anni ottanta, quindi Vittorio Fiore fino ad arrivare a Donato Lanati, i cui insegnamenti sono stati fondamentali per la crescita dell'azienda, condotta con grande entusiasmo da Vittorio e David insieme al babbo Sergio.
Una tensione a crescere che ha portato a volersi impegnare sempre di più negli ultimi anni con il lavoro in vigna, essenziale per interpretare al meglio il territorio, inteso non solamente come somma della composizione del suolo, delle condizioni climatiche, dell'esposizione ma, anche, come il luogo in cui sia possibile leggere i segni del pensiero e dell'azione dell'uomo, passato e presente espressi nella loro unicità.
Il centro aziendale sorge al centro del podere di Imola, dove vengono vinificate solo ed esclusivamente le uve provenienti dai vigneti di proprietà.
Tutti i vigneti sono coltivati secondo le metodologie della lotta integrata, che prevede l'inerbimento fra le file ed un minimo utilizzo di prodotti chimici di sintesi.
Anche le operazioni di cantina, che hanno in Vittorio Navacchia un protagonista maturo e capace, sono ridotte all'essenziale ed ogni intervento è attuato nel pieno rispetto, non solo del frutto, ma soprattutto dell'annata, nella certezza di trovare un interlocutore altrettanto maturo nel sapere mettere in relazione il risultato finale e le condizioni che lo hanno originato.
La conoscenza capillare dei terreni ha permesso la messa a dimora delle varietà più compatibili con ogni singola specificità. I risultati sono nella ricchezza di qualità e nella diversità delle uve ottenute. Ed è proprio nel rispetto del frutto che vengono attuati tutti quei procedimenti atti a tradurlo in vini che, sempre maggiormente, vogliono essere caratterizzati da una loro specifica identità.
Soprattutto nelle varietà tradizionali l'obiettivo è tutto incentrato a trovare il giusto equilibrio fra l'esperienza del passato e il sapere di oggi. Ed è proprio il sogno, forse un po' utopistico, di salvaguardare un patrimonio che appartiene all'azienda, che è stata avviata la selezione delle piante migliori di uve sangiovese, che sono anche le più vecchie. Esse verranno riprodotte nella speranza di tracciare concretamente un tratto d'unione che unisca tutte le esperienze fino ad oggi, consegnandole, più integre possibili, a un futuro di appassionati e... sognatori.