Cosa fa la qualità di un vino? Cosa significa per un produttore che deve portare in tutto il mondo le sue bottiglie fare un vino di qualità superiore? Quando un vino è grande? Forse quando tutti i commenti che riceve sono positivi e risponde alle aspettative del degustatore, quando supera 100 test organolettici? questo sicuramente è importante ma non è abbastanza.
Seguendo questo ragionamento avremmo tutti vini che rispondono alle aspettative, tutti tendenzialmente simili, tutti buoni o buonissimi ma nessuno indimenticabile. Nel mondo del gusto il concetto di qualità come dello standard da raggiungere non calza, perciò, quando Michele Satta si è posto queste domande anni fa ha da subito deciso che i suoi vini dovevano essere prima di tutto unici, frutto di una particolarità.
La particolarità di un territorio vocato alla viticoltura, di un'annata mai uguale a quella precedente, della potatura equilibrata di ogni vite e delle scelte che cambiano in base a cosa la natura decide di combinare. Seguendo questa logica al momento di creare il suo vino di qualità "superiore" Satta ha deciso di puntare su un cru, un vino tutto ed esclusivamente ricavato da un vigneto, il più equilibrato nelle maturazioni ed è nato I Castagni, il suo Bolgheri superiore.
La vigna de "I Castagni" è subito posta ai piedi delle colline, il terreno è più argilloso e chiaro rispetto agli altri, le uve maturano più lentamente, con grande finezza. Le uve sono selezionate e trasformate con tecniche artigianali, usando solo i lieviti naturali. Il risultato è un vino pieno, complesso con note caratteristiche di frutto nero, china e di caffè, intenso ma mai massiccio. Anche l'uvaggio si discosta dalconsueto con un 20% di Syrah ed un 10% di Teroldego, complessi e profondi, a completare il 70% di un elegante Cabernet Sauvignon.
Nel 1974 , per un fortuito incontro estivo , ho l' occasione di trasferirmi da Varese a Castagneto C.cci, passando dalla Facoltà di Agraria di Milano a quella di Pisa e inserendomi come studente lavoratore in un'azienda ortofrutticola di un tradizionale proprietario terriero che voleva organizzare la sua tenuta in termini moderni.
L'altro decisivo fattore è stato l'amore per una donna grande, Lucia, che fin dall'inizio mi ha accompagnato nelle mie scelte e con cui nel tempo ho costruito una numerosa famiglia: Caterina, Anna, Benedetta, Veronica, Maria, Giacomo. Allora ho dovuto correre il rischio di volere che queste attrattive diventassero la mia normalità e ho cercato di realizzare un'impresa agricola.
Da qualche anno ho coinvolto anche Lucia nel progetto, ed oggi è con me appassionata autrice dei vini.
I figli stanno seguendo anch'essi le loro passioni, che per il momento hanno condotto Caterina, già mamma di due splendidi bambini, al lavoro di insegnante, Anna al diploma in violino al Conservatorio di Milano e alla laurea in filosofia, Benedetta prossima alla laurea in fisica e diplomata in flauto traverso, Veronica studentessa di architettura, Maria di lettere e teatro e il "piccolo" Giacomo per ora al liceo scientifico e alle prime esperienze di lavoro in azienda.
Il nome di Castagneto compare per la prima volta nell' atto di fondazione del monastero di San Pietro in Palazzolo a Monteverdi (754): il toponimo deriva da castaneum, legato alle coltivazioni del suolo, come del resto Monteverdi da monteviride, Suvereto da suber (albero da sughero), Sassetta da saxum (roccia), Segalari da secale (segale).
La vigna del Cavaliere è la zona attigua, al lato nord, alla sede aziendale Satta, lungo la strada che da epoca antica scende da Castagneto verso le sottostanti Pievi. Il "Cavaliere" cui è riferito il toponimo era il castagnetano Angiolo Bottai, "Cavalleggero" di costa del Granducato, che ne fu proprietario ai primi dell' Ottocento. La zona era indicata anche come "Chiusa del Cavaliere".
Luciano Bezzini "Vini Bolgheri e di Castagneto Carducci".
La passione per la terra, che mi aveva portato da Varese a Castagneto Carducci dopo la laurea, il fascino di un prodotto che esprime tecnica e cultura, l'intuizione di essere in un ambiente di altissima vocazione enologica e l'incontro con l'enologo Attilio Pagli, tuttora nostro caro collaboratore ed amico, mi spingono a diventare un produttore di vino.
Dopo un primo faticoso periodo, legato ad affitti precari, nel 1988 si costituisce il primo nucleo dell'azienda con l'acquisto del miglior terreno disponibile e la costruzione della funzionale cantina.
Con la vendemmia del 1990, che mi rivela le grandi potenzialità del Sangiovese, inizio a curare l'affinamento del rosso con il rovere: all'inizio con i carati da da 220 lt., dal 1992 anche con botti da 10 a 35 ql.
Nel 1991 impianto il mio primo vigneto (ha.15) sperimentando, oltre al Cabernet ed al Merlot, di sicura grande espressione nella zona di Bolgheri, e al Sangiovese, vino che prediligo, le potenzialità del Syrah.
Con il 1997 acquisto i vigneti "Castagni" e "Poderini" confinanti con la mia proprietà, consolidando l'azienda e amplio la cantina: ricavo, costruendo sotto la collina ed a contatto con la roccia, substrato dei nostri terreni, uno spazio finalmente adeguato all'elevazione del vino in barriques.
Negli ultimi dieci anni raggiungo il dimensionamento definitivo dell'azienda di 30 ettari , di cui mi appresto ora ad impiantare gli ultimi 5.
In tutto il mio percorso ho anche voluto coinvolgere con me altre persone in questa impresa e da alcuni anni riproduco lo schema di lavoro della famiglia contadina, con l'aiuto di due giovani professionalmente preparati: Fabio Motta alle vendite e comunicazione e Stefano Galbiati nella produzione sono qualcosa di più che miei collaboratori, insieme a Cinzia in cantina, Roberta alle relazioni estere e Monica in ufficio io e mia moglie Lucia lavoriamo tutti i giorni sentendoci una famiglia.
Il risultato non solo è bellissimo come clima umano cordiale tra di noi ma anche sorprendente come contenuti professionali.
Ogni particolare compito è svolto con cura e dedizione e alla fine i vini sono più buoni!
L'impostazione di tutto il lavoro si poggia sul rispetto di ciò che il vino è: espressione di una pianta, di un terror, di un'annata. Ogni scelta in vigneto e in cantina è dettata dall'assecondare questa unicità che c'è nel vino all'origine.
Per questo motivo non mi piace pensare a me, produttore, come all'autore di qualche cosa (Winemaker) ma piuttosto come all'interprete di una ricchezza eccezionale (Vigneron) che specialmente a Bolgheri viene abbondantemente donata dalla natura ed ha bisogno del lavoro dell'uomo per poter essere messa in bottiglia e quindi comunicata ad altri uomini.