L'Azienda si trova immersa in uno dei migliori scenari del Chianti Classico, di fronte alla "Conca d'oro" e circondata dai famosi terreni sassosi caratteristici dei territori del Gallo Nero.
Il podere si trova vicino all'antica chiesa di San Martino in Cecione, poco distante dal Castello di Panzano... il panorama che circonda la sobria eleganza del podere è fra i più ricchi e suggestivi della Toscana.
Le vaste distese di vigneti e uliveti vibrano al variare della luce fra tonalità e cromatismi di indescrivibile bellezza mentre l'andamento dei rilievi accompagnano dolcemente lo sguardo verso la sottostante vallata.
In queste vigne c'è storia e l'uomo ha messo la sua impronta, ma secondo il dettato della natura.
Grande cura e grande attenzione, è questo il contesto in cui l'azienda ha deciso di nascere e continuare a crescere.
Renzo Marinai, con entusiasmo e passione e nel più assoluto rispetto della tradizione ha introdotto vitigni selezionati a coltivazione biologica ricreando l'originale ambiente naturale.
Ha adottato le più rigorose tecniche di vinificazione in modo da esaltare la vocazione vitivinicola di queste terre.
Il podere si trova vicino all'antica chiesa di San Martino in Cecione, poco distante dal castello di Panzano: al centro di grandi vigneti delimitati da ampi boschi, è situato in posizione aperta e soleggiata, con un'ampia e suggestiva veduta sulla vallata e le colline circostanti.
Le origini di Cecione sono senza dubbio antiche: se ne fa menzione, ad esempio, in una pergamena del 1163, recante un atto di donazione redatto in loco qui vocatur Sancto Martino Cisconi e, ancora, in un'altra del 1208, che riporta un contratto di vendita stipulato apud monasterio Sancti Martini in Cecione.
Nel 1498, il podere costituiva già un'autonoma unità produttiva, apparteneva all'antico ospedale fiorentino di Bonifazio ed era registrato nei libri catastali dell'epoca come "un podere chon chasa da lavoratore luogho detto Ciccione".
L'ospedale di Bonifazio rimase proprietario di Cecione per oltre due secoli, cioè dalla fine Quattrocento fino ai primi dell'Ottocento, quando fù acquistato dalla famiglia Cipriani.
Nel 1771, l'ospedale di Bonifazio decise una ricognizione generale dei beni di campagna ed inviò alcuni suoi funzionari in ciascun podere, fra cui anche quello di Cecione.
La visita si svolse il 5 giugno di quell'anno ed il podere risultava allora "composto parte di terre lavorative, vitate, ulivate, fruttate e gelsate e parte boscate in più partite, tutte però unite a detto podere, con casa da lavoratore composta di n. 9 stanze da fondo a tetto, che sei a terreno comprese le tre stalle e tre a palco con più il veroncino soggetta sotto ed uno stanzino, forno e due porcilaie con pollaio sopra e un portichetto davanti l'uscio, una capanna murata con aia annessa separata da detta casa".
Sempre verso la fine del Settecento, l'ospedale fece redigere un quadro in cui vennero riportati, in maniera sintetica, i principali dati della produzione agricola.
Stando a questi dati, il podere produceva una grande varietà di generi alimentari (cereali, vino, olio, legumi ecc.) anche se il più importante restava il grano, per il ruolo decisivo che questi aveva nell'alimentazione umana.
Sul podere erano presenti diverse specie di animali, in primo luogo i bovini, indispensabili per la lavorazione della terra oltre che preziosi animali da carne, e inoltre diversi capi di suini e di ovini, che costituivano un'altra importante fonte di reddito.
Filari di viti, di olivi e di alberi da frutto si alternavano regolarmente nei campi di grano, creando insieme ai cipressi, ai pini e ai boschi circostanti, il tipico paesaggio del chianti.
La conduzione del podere avveniva secondo le regole della mezzadria classica toscana, che prevedeva il coinvolgimento totale del contadino nei processi produttivi ed un regime di coltivazione promiscua che se, da un lato, consentiva un'ampia varietà di prodotti per la sussistenza, dall'altro, non lasciava spazio a forme di specializzazione colturale.
Attualmente, il podere di Cecione è gestito personalmente dal proprietario Renzo Marinai che, con entusiasmo e passione e, nel più assoluto rispetto della tradizione, sta riorganizzando radicalmente i sistemi di coltivazione.
Ha introdotto vitigni selezionati a coltivazione biologica, ricreano l'originale ambiente naturale, ed ha eliminato del tutto sistemi di concimazione minerale, sostituendoli con prodotti organici.
Infine, ha adottato più rigorose tecniche di vinificazione, che hanno contribuito ad esaltare la vocazione viti-vinicola di queste antiche terre, conseguendo ottimi risultati sul piano della qualità.