Il toponimo è di origini incerte: alcuni lo fanno risalire al termine fenicio "haratz" (forte), altri dal basco "aritzu" (quercia); tuttavia, secondo la tesi più accreditata, deriverebbe dal nuragico "ar" (acqua). Comune in provincia di Nuoro, situato sulle falde occidentali del Gennargentu, nella Barbagia di Belvì, circondato da boschi secolari di lecci, castagni e roveri, Aritzo è un centro di soggiorno montano, sia estivo che invernale, conosciuto ed apprezzato, dal quale è possibile raggiungere agevolmente le piste di Desulo e Fonni. L'abitato si estende per oltre 2 chilometri con il centro storico nel mezzo. Per l'economia cittadina una voce importante è costituita dalla pastorizia, dall'artigianato e dalla produzione di castagne.
La zona fu abitata sin dal Neolitico, come testimonia la presenza di resti di manufatti ed antichi rifugi; altre tracce più nette documentano la frequentazione di popolazioni fenicie e latine. La data di fondazione del centro si fa risalire agli anni precedenti il Mille. Durante il Medioevo il paese fu sotto la giurisdizione del Giudicato di Arborea e durante il feudalesimo fu sotto il controllo diretto della Corona. Nel XV secolo fu sottoposto agli Aragonesi, ai Savoia dal 1760 fino al 1767, anno in cui fu ceduto a Don Salvatore Lostia. Nel 1839 furono aboliti i feudi ed il centro condivise le sorti italiane.
Da vedere:
La parrocchiale di San Michele Arcangelo presenta una facciata elegante affiancata da un bel campanile a base quadrata con finestre ogivali e trifore. L'edificio possiede una parte più antica, risalente ai secoli XIV e XV. Costruita in stile tardo-gotico, è stata oggetto di un radicale restauro nel 1913. Custodisce due statue ignee, raffiguranti una Pietà ed un San Cristoforo, rispettivamente del XVIII e del XVII secolo, una croce in argento del XV secolo e tele del Mura. L'altare maggiore è in marmi policromi, opera ottocentesca dell'architetto Franco, l'edificio custodisce anche un organo settecentesco.
La chiesa di Sant'Antonio da Padova, risalente al XV secolo, presenta una sola navata, campanile a vela, conserva un altare ligneo del Seicento
Le prigioni spagnole risalenti al Seicento, dette Sa Bovida.
Le Domus de janas.
Le tombe dei giganti a Su Carragione.
Il Museo etnografico.