Importante località balneare della provincia di matera, affacciata sul mar Jonio e situata nella fertile pianura del meta pontino, Policoro è un antico insediamento fondato dai Cofoloni provenienti dall'Asia Minore nel 680 a.C.. Dopo un periodo di decadenza, nel V sec. a.C., le colonie di Taranto e Thuru la ricostruirono sulle vecchie rovine dell'antica Siris col nome di Heraclea. Nei pressi della città si svolse il primo grande scontro tra i Romani e Pirro nel 280 a.C.. Nel 212 a.C. fu assediata e conquistata da Annibale mentre nell'89 a.C. i cittadini di Heraclea ottennero la cittadinanza romana con la Lex Plautia Papiria. Nel corso del Medioevo si sviluppò come piccolo centro attorno al castello baronale e sotto Federico II fu sede del "Magister Ratiarum", istituzione per l'allevamento dei cavalli della Corona nella pianura metapontina.
Appartenne ai Sanseverino, ai Gesuiti, ai Serra-Gerace e, nel 1892, ai Berlingieri. Nel 1959 ottenne l'indipendenza amministrativa da Montalbano Jonico.
In località Acinapura, furono ritrovate nel 1732, le Tavole di Heraclea: due tavole di bronzo sulle
quali si leggono, in lingua greca, le leggi che regolarono l'organizzazione e lo sfruttamento del territorio agrario. Sul retro delle tavole è scritta la Lex Julia Municipalis.
Siti di interesse:
- il Castello baronale, risalente al XIII-XIV secolo, le cui linee attuali ricordano l'originaria struttura monastica dei Gesuiti del XVII secolo;
- il Parco Archeologico, situato alle spalle del Museo Archeologico della Siritide, che comprende l'area urbana di Siris-Heraclea. Sono visibili le fondamenta del tempio arcaico di Dioniso (VII secolo) e il Santuario di Demetra;
- il Santuario della Madonna del Ponte (XVIII secolo), dalla facciata semplice al cui interno è custodita la statua lignea della Madonna del XIII secolo;
- la Chiesa Madre, con semplice facciata a capanna;
- il Santuario di Santa Maria d'Anglona, situato a pochi chilometri dal centro di Policoro, ciò che resta del borgo sorto nel X secolo sul sito della greca Pandosia, successivamente distrutto e rinato sotto Federico II;
- la statua bronzea raffigurante Ercole che strozza il leone Nemeo, dello scultore locale Tonino Cortese.