Antichi Vigneti di Cantalupo si trova a Ghemme, nell'alto Piemonte, una zona vocata, da oltre due millenni, al vino di pregio. L'azienda, di proprietà della famiglia Arlunno, oggi copre una superficie complessiva di oltre 100 ettari, di cui 34 di vigneti articolati in differenti zone: Breclema, Carella, Livelli, Valera, Baraggiola, Rossini, Roccolo della Valle del tordo e Ronco di San Pietro, poste tra i 250 e i 310 metri sul livello del mare con esposizioni a Sud, Sud-Ovest. Le colline morenico alluvionali oggi coperte da vigneti si sono formate in tempi remoti con il ritiro del grande ghiacciaio del monte Rosa. Il terreno è ricco di ciottoli facilmente disgregabili così da rendere disponibile alle viti una grande quantità di minerali oltre a microelementi che contribuiscono a caratterizzare l'organolettica dei vini.
La produzione di Antichi Vigneti di Cantalupo si esprime principalmente con il vitigno Nebbiolo (80 per cento dell'estensione vitata), chiamato localmente Spanna, l'uva spinea di Plinio.
Non viene trascurata la valorizzazione delle autoctone Vespolina e Uva Rara, nonché del Greco assemblato con Arneis e Chardonnay. Tutte le principali operazioni colturali (potatura, legatura, sfogliatura, diradamento dei grappoli) vengono eseguite manualmente. Anche la vendemmia viene fatta a mano in tempi diversi per ogni appezzamento e tipo di vitigno affinché sia garantito un grado di maturazione ottimale delle uve. L'invecchiamento dei vini avviene sia in tradizionali botti di rovere di Slavonia, sia in piccoli fusti di rovere francese posti nella suggestiva cantina a gradoni ricavata nel cuore della collina. La personalità dei vini di Cantalupo si è perfezionata negli anni grazie a ricerche e innovazioni continue in armonia con la cultura, la storia ed il bagaglio di esperienza tecnica dell'azienda.
Il fulcro degli Antichi Vigneti di Cantalupo è rappresentato dalla suggestiva cantina a gradoni ricavata nel cuore della collina. Ideata e progettata dall'architetto Gianni Arlunno, fratello di Alberto, è nata dall'esigenza di radunare in un'unica struttura la produzione di Cantalupo che precedentemente veniva vinificata nella vecchia sede di famiglia nel centro storico di Ghemme.
La costruzione, iniziata nel 1977, ha un impianto estremamente lineare. Un porticato delimita sui tre lati la parte emergente dell'edificio; sulla sinistra i locali della fermentazione, sulla destra gli ambienti per il confezionamento e gli uffici, al centro l'asse visuale che conduce nel cuore dell'azienda: la cantina di invecchiamento.
É questa un'area completamente interrata che segue con i suoi gradoni l'andamento ascendente della collina sovrastante.Un impatto imponente che consente la visione di tutte le preziose botti collocate in questo teatro di invecchiamento esteso su 1.200 metri quadrati.
Lo spazio viene rigorosamente scandito da colonne ricorrenti su tre gradoni che definiscono l'alternanza delle botti.
Sotto il primo gradone è stato ricavato l'infernotto, luogo di profonda quiete, buio, con uno stretto corridoio su cui si affacciano le celle che ospitano per almeno un anno i Ghemme ed i suoi cru.
La visione d'insieme della struttura vuole generare nella mente del visitatore la consapevolezza dell'immutabilità del tempo, sensazione che Gianni Arlunno aveva percepito anni prima di fronte all'anfiteatro roccioso della Valle dei Re, a Tebe, dominato dal tempio della regina Hatshepsut (XVIII dinastia), reiterata successione di gradoni scanditi da ritti ripetitivi che salgono verso il cielo. Dal tempio della regina al tempio del vino.
I vigneti di Cantalupo sorgono sulla collina di origine morenico-alluvionale che si estende dallo sbocco della Valsesia alla pianura novarese. La morena ha una forma triangolare, lunga 14 Km e larga alla base 7. È stata formata dai depositi trasportati a valle ed accumulati nel tempo dal ghiacciaio del monte Rosa. Il terreno "è un colossale campionario mineralogico della soprastante catena alpina, composto da ciottoli di granito, di porfido, di detriti di ghiaia, di schisti, micascisti, di serpentino, di sfaldature di rocce dolomitiche del Fenera, di ciottoli anfibolici" (Nicolini, 1904).
Si tratta di un terreno tendenzialmente povero, poco fertile in generale ma, appunto per questo, atto ad esaltare le caratteristiche della vite. Il fronte Ovest di tale suggestivo terrazzo, delimitato dal fiume Sesia, è la parte di più recente formazione. Lungo tale fascia si trovano, sotto un sottile strato argilloso, infiniti ciottoli di modeste dimensioni apparentemente integri, ma disgregabili con una seppur minima pressione. È questo il regno delle radici del Nebbiolo che trova, nel prezioso deposito di innumerevoli sali minerali, una fonte rara da cui trarre finezza, caratterizzazione ed originalità di gusti e di profumi.