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L'area archeologica di Pompei

L'ERUZIONE DEL VESUVIO

La mattina del 24 agosto del 79 d.C., si sentì un boato nella regione vesuviana. Dal vulcano una nube di gas e pomici si proiettò in alto, simile ad un pino, ed oscurò il cielo. Una pioggia di lapilli e frammenti litici ricoprì Pompei: durò fino al giorno dopo facendo crollare i tetti e mietendo le prime vittime. I Pompeiani tentarono di ripararsi nelle case o sperarono nella fuga, camminando sul letto di pomici che si andava formando, alto ormai più di 2 m. Ma alle 7.30 del 25 agosto, una scarica violentissima di gas tossico e cenere ardente devastò la città: essa si infiltrò dovunque, sorprendendo chiunque cercasse di sfuggire e rendendo vana ogni difesa.

Una pioggia di cenere finissima, depositata per uno spessore di circa 6 m, aderì alle forme dei corpi e alle pieghe delle vesti e avvolse ogni cosa. E quando, dopo due giorni, la furia degli elementi si placò, l'intera area aveva un aspetto diverso: una coltre bianca avvolgeva tutto; il fiume Sarno stentava a ritrovare il suo corso, invaso dai detriti vulcanici; e la costa, sommersa dal materiale eruttato dal Vesuvio, aveva guadagnato spazio al mare! L'area della città fu interdetta al passaggio, per salvaguardare le proprietà degli scampati, ma scavatori clandestini cercarono comunque di saccheggiarla: per lungo tempo la presenza umana fu rara e marginale, e solo con l'imperatore Adriano, intorno al 120 d.C., fu ripristinato almeno l'assetto viario nella zona.

STORIA DEGLI SCAVI DI POMPEI
1748-1798

Il 23 marzo 1748 l'abate napoletano Martorelli, appoggiato dall'ingegnere militare Roque de Alcubierre, che credeva di essere sulle tracce dell'antica città di Stabia, aprì il primo cantiere di scavo a Civita presso il quadrivio delle vie di Stabia e di Nola. Vennero ritrovate monete, oggetti, statue ed affreschi e soprattutto comparve la prima vittima dell'eruzione: uno scheletro! In questa fase si realizzarono esplorazioni sporadiche e disorganiche in vari punti dell'area che portarono all'individuazione dell'invaso dell'Anfiteatro e della necropoli di Porta Ercolano con gli edifici adiacenti. Lo scarso interesse del cantiere indusse il de Alcubierre a spostare il campo di azione di nuovo ad Ercolano. Nel 1750 vi fu la fortunata scoperta della Villa dei Papiri con la sua grandiosa biblioteca di 1800 papiri e la collezione di statue bronzee. Nel 1754 ripresero gli scavi a Pompei con l'esplorazione ed il riseppellimento della Villa di Cicerone a Porta Ercolano già individuata nel 1749, e dei Praedia di Iulia Felix a nord dell'Anfiteatro.
Solo nel 1763, durante lo scavo della necropoli di Porta Ercolano, fu possibile associare il colle di Civita con l'antica città di Pompei, grazie alla scoperta dell'iscrizione di Titus Suedius Clemens, nella quale si faceva esplicita mensione della Res Publica Pompeianorum.
Dal 1759 al 1799 con la reggenza di Ferdinando IV, ma soprattutto sotto l'impulso di sua moglie Maria Carolina, gli scavi proseguirono con maggiore rapidità anche per merito di una più attenta pianificazione, dovuta al nuovo direttore degli scavi Francesco La Vega.
Tra il 1764 ed il 1766 comincia lo scavo dell'area dei Teatri, del Foro Triangolare e del Tempio di Iside, che verranno completamente alla luce nei primi anni del secolo successivo. I cantieri vennero impiantati anche nella zona nord-occidentale della città dove tra il 1760 ed il 1772 furono parzialmente esplorate l'insula occidentalis, la Casa del Chirurgo e la Villa di Diomede, lungo la via dei Sepolcri nei cui sotterranei vennero rinvenute diciotto vittime dell'eruzione ed un tesoro di monete d'oro e d'argento.

1798-1815

Nel 1798 dopo la sconfitta subita da Ferdinando IV, che voleva marciare su Roma per scacciarne i Francesi, l'esercito del generale Championnet si dirige su Napoli: il re fugge, i francesi conquistano la città e proclamano la Repubblica Partenopea. Championnet, uomo molto colto e aggiornato sulle scoperte pompeiane, diede subito l'ordine di riprendere gli scavi nel quartiere meridionale dove venne scoperta una casa a lui intitolata (Reg. VIII, Ins. 2, civ. 3).
La Repubblica Partenopea ebbe vita breve e già nel giugno del 1799 i Francesi abbandonarono Napoli; ma Ferdinando IV tornò in città solo nel 1802. In questo arco di tempo i problemi politici e lo scarso contributo finanziario sono le cause della sospensione delle attività di scavo. Bisognerà attendere l'arrivo di Giuseppe Bonaparte nel 1806 per poter vedere rinnovato l'interesse per Pompei. Il re aumentò il numero degli addetti (circa cinquecento operai) sotto la guida del ministro Cristoforo Saliceti. Ancora in questa prima fase furono condotti sondaggi casuali fino a che il direttore del Real Museo di Portici, Michele Arditi, non fu incaricato di elaborare un piano organico degli scavi e incominciò a prendere in esame un programma per l'esproprio dei terreni privati nella zona archeologica di Pompei. L'Arditi inoltre cercò di evitare scavi isolati, concentrandosi nella zona presso Porta Ercolano dove venne scoperta la Casa di Sallustio. Nel 1808, Giuseppe Bonaparte fu destinato al trono di Spagna e lasciò il posto a Gioacchino Murat. Sia lui che soprattutto sua moglie, Carolina, mostrarono subito entusiasmo per l'archeologia. La regina si trasferì a Portici da dove controllava personalmente gli scavi dando di continuo incoraggiamenti e sussidi personali agli operai, che in questa fase raggiunsero il numero di seicentoventiquattro! Fu proprio sotto gli illuminati auspici della regina Carolina che si concretizzò il progetto, già ventilato dal La Vega e dall'Arditi, di individuazione e sterro della cinta muraria per conoscere l'estensione della città. In questo decennio si cercherà di scavare per aree topografiche con il fine di ricongiungere i cantieri di scavo dell'area sud (zona dei Teatri), con la zona di Porta Ercolano a nord e delle insule adiacenti, cercando di esplorare anche l'area centrale del Foro. Tra le scoperte più importanti si segnala la Basilica e la Casa di Pansa (Insula Arriana).

1815-1860

Con il ritorno di Ferdinando di Borbone sul trono di Napoli, dopo il Congresso di Vienna, si crea una nuova situazione di stasi nell'andamento degli scavi. Il suo scarso interesse all'archeologia determina un evidente regresso rispetto al periodo murattiano, che porta persino alla rivendita dei terreni espropriati e alla riduzione del personale degli scavi sino a raggiungere il numero di soli tredici uomini nel 1818.
Nonostante tutto, l'impegno maggiore fu dato al recupero degli edifici del Foro, al quartiere dei Teatri ed a quelli presso Porta Ercolano. Gli anni successivi, tra il 1820 ed il 1830, sono particolarmente fortunati per gli scavi di Pompei non solo per il maggiore interessamento di Francesco I - succeduto al padre - ma soprattutto perché l'esplorazione sistematica della via di Mercurio e poi a mano a mano delle insule della regio VI, porterà alla scoperta di una serie di dimore architettonicamente interessanti e con ricchi apparati di decorazione pittorica. Questo decennio culmina con il sensazionale ritrovamento del mosaico di Alessandro e del ricco corredo musivo di tutta la casa del Fauno (1830-32). Ancora a Francesco I va il merito di aver ripreso, dopo circa mezzo secolo di interruzione, i lavori di scavo della città di Ercolano. I suoi successori - Ferdinando II e Francesco II, che governò solo un anno - non si mostrarono ugualmente interessati a Pompei, se non per trasformarla in un luogo di curiosità e di svago, una specie di museo all'aperto dove poter condurre gli ospiti di riguardo, come accadde per Alessandro Dumas nel 1835, per Pio IX nel 1849, per il principe Massimiliano nel 1851. Anche in questo periodo vi sono importanti scoperte: nel 1845 gran parte delle regiones VI e VII ai lati di via dell'Abbondanza, vengono portate alla luce sino al limite orientale della via Stabiana e si inizia lo sterro delle vie della Fortuna e di Nola e delle insule prospicienti. Inoltre non va dimenticata l'importanza che ebbe per Pompei la realizzazione della nuova linea ferroviaria attorno al 1840, che perme
tteva di raggiungere da Napoli via treno gli scavi, con accesso da porta Marina.

Gli edifici scavati fra il 1815 e il 1860
- Basilica (1813-19)
- Tempio di Apollo (1816-20)
- Foro (1820)
- Edificio di Eumachia (1820)
- Macellum e lato nord ed est del Foro (1821-22)
- Tempio della Fortuna Augusta (1824)
- Terme del Foro (1824)
- Casa del Poeta Tragico (1824)
- Via di Mercurio (1825)
- Casa della Fontana Grande (1826)
- Casa della Fontana Piccola (1827)
- Completamento dello scavo dell'Insula Arriana (Casa di Pansa)(1827)
- Completamento dello scavo dell'Anfiteatro (1827)
- Casa dei Dioscuri (1828-29)
- Casa di Meleagro (1829-30)
- Casa del Centauro (1829-30)
- Casa del Fauno (1830-32)
- Casa dei Capitelli Figurati (1832)
- Casa dei Capitelli Dipinti (1832-33)
- Casa del Labirinto (1834)
- Casa di Apollo (1835)
- Casa di Orfeo (1843-49)
- Mura presso Porta Marina (1850)
- Terme Stabiane (1854-59)
- Casa del Citarista (1858)

1860-1910

Dopo l'unità d'Italia, le attività ripresero con nuovi orientamenti sia nei metodi di scavo e restauro che nella gestione delle accresciute risorse umane e finanziarie. Il radicale cambiamento fu dovuto anche alla felice scelta di affidare la direzione degli scavi e del Museo a Giuseppe Fiorelli, che intraprese l'incarico con un rigore sistematico ed una chiarezza di intenti totalmente nuovi. Egli procedette allo scavo integrale delle insule a completamento delle vecchie zone di intervento nella regio VII, di tutte le 'insule' fiancheggianti la via Stabiana e degli edifici adiacenti alle porte di Stabia e Marina.
Dopo il passaggio di Fiorelli nel 1875 alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti del Regno, la conduzione degli scavi venne assunta dall'architetto Michele Ruggero, già suo collaboratore dal 1864. Questo fu senza dubbio per Pompei uno dei periodi più attivi sia per le nuove metodologie di scavo adottate che per le scoperte che ne derivarono. Dopo la messa a punto da parte di Fiorelli delle grandi articolazioni urbanistiche pompeiane, lo scavo proseguì verso i quartieri nord-orientali della città lungo via di Nola. Tra le imprese più complesse e meritorie vanno citate quelle dello scavo della Casa delle Nozze d'Argento, con la ricostruzione dell'atrio e della cosiddetta 'sala corinzia', e delle case a terrazza sul fronte meridionale della città. Tra le scoperte più importanti ricordiamo: le famose 'tavolette cerate' (documenti di contabilità) nella casa del banchiere L. Cecilio Giocondo; la statua del Satiro con otre ed il dipinto con Bacco ed il Vesuvio della Casa del Centenario. Al Ruggero va, inoltre, attribuito il merito di aver promosso i primi saggi in profondità (nel 1884, 1888, 1889) nell'area del tempio Dorico e in quella del Foro, compiuti dai tedeschi Duhn e Jacobi, e le prime indagini per l'individuazione dell'antica linea di costa (nel 1878). Nel periodo successivo la direzione passò a Giulio de Petra, famoso soprattutto per aver decifrato le 'tavolette cerate'. Durante la prima fase del suo incarico sino alla fine del secolo si continuò lo sgombero dei quartieri settentrionali della città (regiones V e VI) che portò alla scoperta della Casa dei Vetti. Tra il 1897 ed il 1898 si liberò il tratto interno della cinta muraria compresa tra le torri X e IX. Un'attenzione particolare venne rivolta all'area del suburbio pompeiano a Nord di porta Vesuvio, cercando di individuare il Pagus Augustus Felix suburbanus (insediamento suburbano di epoca imperiale. A quest'epoca risalgono i primi scavi effettuati in concessione dai privati tra cui ad esempio quello affidato a Gennaro Matrone lungo il canale del Sarno per individuare il porto di Pompei (nel 1899-1901). Il nuovo secolo si apre all'insegna di gravi polemiche suscitate dalle concessioni di scavo ai privati e dalla conseguente dispersione di reperti e pitture, si pensi alla vendita del tesoro di argenteria della villa di Publio Fannio Sinistore a Boscoreale (scavata dal 1894 al 1900) ai banchieri Rothschild. Il De Petra fu ingiustamente coinvolto negli scandali e sostiuito per breve tempo da Ettore Pais. Nel 1905 Antonio Sogliano prese la direzione degli scavi promuovendo un ambizioso e articolato piano di intervento che non riuscì a portare a termine. Esso prevedeva l'esplorazione del sottosuolo di Pompei per individuare le fasi di epoca preromana (saggi Mau-Dorpfeld 1902-6) e lo scavo delle necropoli fuori le porte di Nola e Vesuvio e delle tombe sannitiche nella Villa delle Colonne a Mosaico fuori porta Ercolano.

Gli edifici scavati fra il 1860 e il 1910.

Le scoperte del Fiorelli:
- Casa di Sirico (1862)
- Casa del balcone pensile (1862)
- Porta Marina (1863)
- Vicolo del Lupanare (1863)
- Casa di M. Lucrezio Stabia (1871)
- Tempio di Venere
- Casa di Epidio Sabino
- Casa del Citarista
- Casa di Epidio Rufo

Le scoperte del Ruggero:
- Casa di L. Cecilio Giocondo (1875-76)
- Terme Centrali (1877-78)
- Casa del Centenario (1879-80)
- Casa delle Nozze d'Argento (1891-93)
- Sepolcri lungo via Nolana (1886-87)
- Sepolcri lungo via di Stabia (1889)

Le scoperte fra il 1893 e il 1910:
- Casa dei Vetti (1894-95)
- Casa di M. Lucrezio Frontone (1895)
- Casa degli Amorini Dorati (1895; 1903-5)
- Tratto di mura tra la torre X e XI (1897-99)
- Tempio di Venere Pompeiana (1897-98)
- Saggi al Tempio di Giove (1897-98)
- Saggi al Tempio di Apollo (1897-98)
- Saggi fuori porta Vesuvio (1897)
- Castellum aquae presso porta Vesuvio (1901-2)
- Casa dell'Ara Massima (1903)
- Casa dei Gladiatori (1899; 1905-6)

1910-1961

Dopo alcuni anni di lotte interne alla direzione degli scavi e dopo un burrascoso periodo di commissariato amministrativo presso la soprintendenza di Napoli, venne chiamato a dirigere gli scavi Vittorio Spinazzola, che riuscì ad infondere un'impronta nuova e personale alla condotta dei lavori. Egli decise di abbandonare lo scavo nell'area settentrionale per concentrarsi nei quartieri meridionali della città, zone sino ad allora esplorate in minima parte. Lo Spinazzola si proponeva di riunire l'Anfiteatro al centro della città e di procedere con lo scavo secondo le direttrici stradali dell'impianto urbano. Si era convinto inoltre che inadeguati sistemi di scavo avevano causato la distruzione dei piani superiori degli edifici, la cui presenza era ampiamente attestata dalle pitture sino ad allora rinvenute a Pompei. Infatti lo scavo di via dell'Abbondanza - principale arteria della città - confermò le sue ipotesi, mettendo in luce i prospetti degli edifici a più piani e rivelando l'aspetto produttivo e commerciale della città, sino ad allora considerata solo per la sua ricca edilizia residenziale.
Tra le scoperte più interessanti ricordiamo la Lavanderia Stephani ed il Thermopolio di Asellina. Nel settembre del 1924 viene chiamato alla direzione degli scavi Amedeo Maiuri, che vi rimase per 37 anni sino al 1961. Sia per la sua poliedrica attività che per la durata del suo incarico, tale periodo si caratterizza per uno dei più attivi e ricchi di innovazioni della storia degli scavi di Pompei. Raccogliendo l'eredità di Spinazzola, egli intraprende lo scavo lungo via dell'Abbondanza, liberando le insulae delle regiones I e II integralmente ed in modo sistematico da Ovest verso Est. Lo scopo era quello di ricongiungersi all'area dell'Anfiteatro e della Palestra Grande che vengono definitivamente portati alla luce. Nell'immediato suburbio della città viene completato lo scavo della Villa dei Misteri (1929-30) già iniziato tra il 1909 ed il 1910 dal proprietario del fondo di nome Item. Il Maiuri, inoltre, proseguendo una delle più meritorie imprese iniziate dal Murat, completa l'isolamento dell'intero circuito murario di Pompei (1933-34). In particolare risolse il problema di rimuovere i cumuli di terra dei precedenti scavi per rendere così del tutto fruibile l'area archeologica. Riportò alla luce tutto il fronte meridionale con i prospetti delle ville urbane della regio VIII (1954) e procedendo verso Est la necropoli di porta Nocera (1936). Vale la pena di sottolineare ancora uno degli aspetti più importanti della sua attività di archeologo: quello dell'indagine sistematica del suolo di Pompei mediante saggi stratigrafici, i cui risultati furono puntualmente resi noti dal Maiuri sulla rivista "Notizie degli Scavi di Antichità". Egli riuscì in tal modo a dare a Pompei oltre che un'immagine di città- museo anche la successione cronologica delle sue fasi storiche.

Gli edifici scavati fra il 1910 e il 1961.

Le scoperte dello Spinazzola:
- Casa di Obellio Firmo (1911)
- Casa di Aulo Trebio Valente (1915)
- Casa del Criptoportico (1916)
- Lavanderia di Stephanus (1916)
- Termopolio di Asellina
- Casa di Paquio Proculo
- Casa dei Ceii
- Casa di Pinario Ceriale
- Casa del Moralista
- Casa di Ottavio Quartione

Le scoperte del Maiuri:
- Casa di Fabio Amandione (1924-26)
- Casa del Sacerdote Amandio (1924-26)
- Casa dell'Efebo (1924-26)
- Casa dei Quadretti Teatrali (1927)
- Casa del Menandro (1928-34)
- Casa degli Amanti (1928-34)
- Casa dei Quattro Stili (1937-41)
- Palestra Grande (1933-35)
- Villa dei Misteri (1929-30)
- Villa Imperiale (1943)
- Necropoli di Porta Nocera (1954)

1961-1997

I gravi e crescenti problemi della manutenzione ordinaria e del restauro conservativo degli edifici e degli apparati decorativi hanno imposto un rallentamento dell'attività di scavo dopo la grande attività del Maiuri. Dal de Franciscis, che gli successe alla direzione degli scavi (1961), in poi, si cerca di programmare interventi mirati ad un recupero globale ed alla conoscenza dell'edificio indagato. Nel corso dello scavo non si procede più per grosse aree, ma ci si limita a singoli nuclei edilizi, rivolgendo un'attenzione particolare alla conservazione dei contesti.
Tra le scoperte più significative di questi ultimi anni vanno citate: la casa di C. Giulio Polibio, tra il 1964 ed il 1977; la villa urbana di M. Fabio Rufo (VII, 16, 22), già esplorata dal Maiuri nel 1958 e definitivamente portata alla luce negli anni '70; ed ancora la Villa di Poppea ad Oplontis dal 1964.
Il sistema del 1980 denunciò con maggiore evidenza il problema della tutela e del restauro dei centri archeologici colpiti dell'area vesuviana. Come risposta a questo catastrofico evento fu realizzata una campagna di rilevamento dei danni dal Genio Militare, e di sensibilizzazione a livello nazionale ed internazionale.
Da ciò è derivata la possibilità per Pompei di usufruire di fondi speciali di finanziamento (FIO-BEI) che hanno consentito interventi programmati dallo scavo al restauro ed alla fruizione turistica nelle seguenti aree: regio II, insulae 1, 8, 9, e regio I, insula 20 lungo via Nocera; lo scavo delle Terme Suburbane. Dal 1987 si scava a Pompei nella regio IX, in particolare nella casa dei Casti Amanti prospiciente la via dell'Abbondanza. Dal 1989 sono ripresi i lavori finanziati con fondi speciali (FIO- BEI) per il completamento degli scavi e il restauro di numerose insulae delle regiones I e II.

(testo tratto dal sito ufficiale della Soprintendenza archeologica di Pompei)

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