La Villa Imperiale del Casale
Nel sito della sontuosa residenza oggi nota come villa del Casale di Piazza Armerina, sorgeva un insediamento rustico, interpretato come fattoria, ma già dotato di un impianto termale, venuto alla luce in vari ambienti delle terme attuali della villa
Tale primo insediamento è databile al primo secolo dell'era cristiana e dovette risultare distrutto o abbandonato nel primo decennio del IV secolo. Certamente non venne ricostruita una residenza uguale alla preesistente ma una più complessa domus, articolata nella pars dominica e nella pars rustica.
Tale abitazione, avente i connotati di abitazione privata con parti destinate a funzioni pubbliche, poté svilupparsi tra il 320 e il 350, con interventi edilizi e la realizzazione dell'apparato decorativo pavimentale e parietale, articolato in mosaici geoetrici e figurativi a terni mitologici, elogiativi, descrittivi e ricreativi e con un complesso apparato di concrezioni in marmo in alcuni ambienti e un sontuoso pavimento marmoreo, nell'ambiente della cosiddetta basilica.
La struttura distributiva della domus si articola attorno al peristilio e all'ambulacro detto della "grande caccia", che contiene la descrizione delle cacce in Africa e in Asia: a monte di questo, due appartamenti privati, divisi dalla basilica, luogo di funzioni pubbliche, in posizione dominante. A fianco e preceduto da un portico di forma ellittica, un triclinio monumentale triabsidato; lungo i fianchi del peristilio, appartamenti e sale delle dietae estiva ed invernale; un ingresso monumentale introduce dalla pars rustica alla domus e alle thermae.
Una simile complessa articolazione conferma un uso residenziale e pubblico della casa che risulta successivamente utilizzata come dimostrano interventi di restauro dei mosaici, avvenuti anche in età bizantina.
Attorno e sopra la domus si sviluppa un insediamento musulmano che verrà distrutto in età normanna, attorno alla seconda meta del XII secolo, pur mantenendo un limitato villaggio ormai subordinato come casale alla città di Piazza, in forte sviluppo e trasformazione nei siti attuali, dopo l'abbandono dell'antico sito del colle a sud ovest della attuale città. Infine nel XV secolo un villaggio rustico sorgeva ancora entro l'ambito della antica dimora ma le alluvioni successive ne cancellarono la memoria.
E' nel 1761 che vengono riferiti i primi notevoli ritrovamenti, segno della presa di coscienza dell'importanza antiquaria dei resti che Jean Houel disegna come "rovine di Gela vicino Piazza" durante il suo viaggio in Sicilia tra il 1772 e il 1776 e pubblicato nel terzo dei volumi del "Voyage Pittoresque des iles de Sicile, de Malte e de Lipari" e che rappresenta le parti sommitali crollate della porta monumentale di ingresso alla villa.
Una attiva salvaguardia del monumento ha inizio dal 1778 a seguito delle ordinanze per la salvaguardia delle zone archeologiche della Sicilia, mentre Saverio Landolina e il suo successore, il figlio Mario, alla carica di Regio Custode delle Antickta del Valdemone e del Val di Noto, testimoniano l'importanza del sito attraverso atti, che già dal 1804, dispongono vigilanza e tutela del sito.
Ancora nel 1808 il Console Generale del governo britannico Robert Fagan, ottiene una concessione di scavo in tutto il territorio dell'isola e svolge una campagna di scavo nella villa. Nel 1881 sarà il comune di Piazza Armerina ad avviare una campagna di scavo mentre è Paolo Orsi ad affidare a Rosario Carta lo scavo nella villa nel 1929. Dal 1935 al 1943 è datata la prosecuzione degli scavi e la acquisizione di gran parte dei terreni che darà luogo alla nascita di un mito della archeologia contemporanea che oggi più di 500 mila visitatori all'anno e che costituisce uno dei più rilevanti esempi di musealizzazione di un sito archeologico: un messaggio che proviene dal passato per la conoscenza delle culture diverse del mondo antico e del mediterraneo, carico di tutti i problemi che la conservazione e la fruizione comportano.
GLI AMBIENTI
ESTERNI
L'attuale villa di età Costantiniana sorge sui resti di una struttura più antica, forse distrutta dal terremoto verificatosi tra il 306 e il 310. La nuova struttura, forse il centro amministrativo della pars dominica, presenta una struttura asimmetrica e una impostazione - sia nell'impianto che nelle sovrastrutture decorative- da cui traspare un largo cedimento al "divertimento" da parte della committenza. L'uso come residenza estiva di un esponente di quella aristocrazia romana abbandonata dal suo Imperatore e quindi alla ricerca di sempre maggiore autoaffermazione spiegherebbe l'introduzione di elementi dello spettacolo largamente presenti sia nell'impianto strutturale che nell'apparato decorativo ad esso in questa logica strettamente connesso. Si consideri che l'invasione del ludico nel privato in ambiente senatorio ad un certo punto diventa ossessivo e che il declinante potere di Roma sembrò spegnersi gradualmente nell'atmosfera del gioco. Gli scavi degli anni '50 ad opera del Gentili , l'incontrollata e non documentata distruzione del villaggio musulmano sovrapposto, i successivi restauri e infine la creazione della copertura in acciaio e materiale plastico, hanno portato tutti alla attuale immagine , forse storicamente falsante, forse eccessivamente distante dalla impostazione più profondamente culturale della originaria committenza, ma tuttavia piena di fascino per la possibilità comunque di immergersi in un mondo lontano quanto basta per profondamente estraniarsi dal presente.
INGRESSO - IMMEDIATO ESTERNO
L'ingresso originario della Villa presentava una grande porta ad arco attraverso la quale si accede ad un vasto cortile, al centro del quale è posta una fontanella quadrata, circondato da un portico poligonale lastricato in pietra calcarea . La porta era formata da tre archi, le parti superiori dei quali sono cadute sul posto , aggraziata da due fontane mosaicate, rettangolari a sud e semicircolari a nord. Sono presenti larghe tracce di decorazioni parietali, sia a semplici figure geometriche che figurate. Fra tutte spicca un medaglione con un busto imperiale immerso in una trama di gialli, verdi, nero e viola, con lo sguardo rivolto verso l'ingresso. Le diramazioni dell'ingresso chiariscono la duplice funzione pubblica e privata della Villa. Da un lato si accede da un ingresso di servizio ad una sala biabsidata , atrio - ma forse palestra o sphaeristerium - della zona termale, dall'altro attraverso un vestibolo di ca. 70 mq, al grande portico quadrangolare attorno al quale si sviluppa la vita più privata della Villa.
PERISTILIO QUADRANGOLARE
L'accesso pubblico al peristilio quadrangolare avveniva dal vestibolo posto in asse con il Sacello dei Lari. La pavimentazione musiva del vestibolo sembrerebbe infatti rappresentare una cerimonia di sacrificio ai Lares. Nella decorazione musiva del sacello è predominante la presenza dell'edera, probabilmente con un generico significato beneaugurante mentre le pareti presentano un rivestimento marmoreo. Sotto il Larario è stata rinvenuta una fontana semicircolare. Gli ambienti gravitanti attorno al peristilio quadrangolare svolgono funzioni sia pubbliche che private che di servizio con le funzioni pubbliche essenzialmente presenti nella parte meridionale e quelle private e di servizio nella parte settentrionale. La superficie è interamente mosaicata con un disegno a quadrati con inscritti cerchi all'interno dei quali compaiono protomi di animali (felini, leoni, antilopi, tori, cinghiali, cavalli selvatici e onagri, cervi, arieti), il tutto decorato da corone di alloro. Le pareti esterne del percorso sono interamente ricoperte da decorazioni pittoriche sia geometrico che figurato con la interessante caratteristica sul lato sud ovest di due strati sovrapposti di intonaco pittato. Il lato interno del portico, verso il giardino, è delimitato da colonne in granito e in breccia di Settebassi. Le basi attiche e i capitelli corinzi sono di marmo preconnesio, alcuni databili al III e altri agli inizi del IV sec. Fra le colonne si osservano plutei in muratura rivestiti di marmo e sormontati da delfini in marmo. Il giardino del peristilio presenta una grande fontana composta da tre vasche, rivestita in marmo all'esterno e in mosaico all'interno con bordo musivo con pesci. Al centro della vasca più grande è stata rinvenuta una base ottagonale in muratura con al centro una fistola e una statuina marmorea, oggi posta sulla base ottagonale.
SALA ABSIDATA DETTA DI ORFEO
In questa dieta o cenatiuncula, absidata e colonnata, di circa 60 mq., le pareti e la piccola fontana sono rivestite di marmo. Nella sala è stata rinvenuta una statua marmorea di Apollo, che corrisponde a quella di Diana raffigurata nel mosaico della sala di fronte. Fra i ritrovamenti spiccano delle laminette di pasta vitrea celeste, che forse rivestivano la soprastante volta o la fontana. Il mosaico di questa sala presenta una raffigurazione di Orfeo che con la musica raccoglie intorno a sé ogni specie di animali terrestri. La figura di Orfeo è raffigurata seduta su una roccia nell'atto di suonare una lira, all'ombra di un grande albero. Gli animali rappresentati appartengono a circa 50 specie diverse, disposti su registri diversi a partire dai più grandi in basso ai più piccoli in alto, fino agli uccelli appollaiati sui rami dell'albero. Sono presenti anche due animali mitici, il grifone e la fenice, nell'angolo superiore sinistro del mosaico. La cornice è costituita da una ghirlanda di alloro a cinque foglie.
PALESTRITE
Questa sala di circa 35 mq., verosimilmente facente parte delle stanza padronali, presenta due strati di mosaico sovrapposte. Il mosaico delle ginnaste è stato steso su un mosaico geometrico, ad indicare un probabile cambio di destinazione d'uso. Esso raffigura un repertorio di giochi svolti nello stadio o anche nel circo da dieci figure femminile che indossano subligar e stropkion, collocate su due registri sovrapposti. Anche questa sala presenta decorazioni parietali per tutto lo sviluppo delle pareti, a disegni geometrici con predominanza di rosso, nero e giallo.
DAL PERISTILIO AL CORRIDOIO DELLA GRANDE CACCIA
Attraverso due scalinate, costruite sopra il pavimento musivo, si accede al Corridoio della Grande Caccia. Di grande ufficialità anche per le sue dimensioni (circa 200 piedi romani), il corridoio presenta due absidi colonnate, rivestimento marmoreo parietale e un portico con intercolumnio allargato in concomitanza con la scala centrale. Le absidi si trovano ad un livello leggermente più alto rispetto al grande corridoio e sono fiancheggiate da colonne. I capitelli delle colonne del portico sono corinzie, databili dal II al IV sec. L'analisi del mosaico di questo ambiente fa emergere l'estrema complessità di realizzazione nonché la contemporanea presenza di diverse maestranze di livello diverso di abilità. La parte nord del corridoio presenta infatti una presenza cromatica e un numero di tessere per mq. nettamente superiori rispetto alla parte sud. La funzione di questo ambiente era quella di disimpegno dei due appartamenti ai lati della Basilica e di collegamento della Basilica e degli appartamenti con il Triclinio. Gli studiosi che si sono occupati di questo mosaico sono concordi nel vedervi raffigurata una grande cattura di animali per i giochi dell'anfiteatro di Roma. E' tuttavia forse predominante più che una caccia reale, l'idea della caccia abbinata alla rappresentazione indiretta della vastità delle terre a disposizione dell'Impero. L'apparato iconografico spazia infatti dall'indiscutibilmente reale (tigri, leopardi, l'elefante imperiale) all'indiscutibilmente immaginario (il grifone), all'immaginario in qualche modo più reale (la rappresentazione dell'India nell'abside sud).
LO XISTUS E IL TRICLINIO
Peristilio ovoidale, detto Xistus, e triclinio triabsidato formano un complesso di carattere ufficiale, confermato oltre che dagli accessi posti in corrispondenza del Corridoio della Grande Caccia e dal Portico Quadrangolare (il primo più strettamente privato, il secondo pubblico), anche dalla grandiosità dell'architettura, la collocazione nella parte pubblica della Villa, le pitture a grandezza naturale presenti nel portico, il rivestimento marmoreo delle pareti e il soggetto del mosaico del Triclinio. A 60 cm al di sotto del mosaico della parte centrale del peristilio è stato rinvenuto un pavimento in cocciopesto probabilmente relativo ad un più antico insediamento rustico. Al centro e ai lati del cortile, di forma ellissoidale, si trovano delle fontane foderate di marmo e mosaicate all'interno. La corte presentava un marciapiede largo circa 80 cm lastricato in pietra calcarea locale con lastre di colore bianco aventi diversa grandezza e forma. Il lato ovest del portico è chiuso da un ninfeo fiancheggiato da due colonne. In quest'abside , che ha le stesse dimensioni di quella fronteggiante nel Triclinio coperto, trovano posto tre nicchie-fontana e un capitello corinzio trovato sul posto. Il tutto era probabilmente coperto a catino. La sequenza ninfeo-peristilio-tricora presenta la sequenza architettonica più originale della Villa, nella quale il ninfeo poteva svolgere la funzione di triclinio estivo. Il Triclinio si presenta come una grande sala quadrata di circa 12 mt x 12 con ingresso dal lato ovest e tre absidi colonnate sugli altri tre lati. Lo splendido pavimento mosaicato rappresenta alcuni degli avversari vinti da Ercole. Le pareti sono rivestite di marmo, come si conviene ad una sala ufficiale di ricevimento. La copertura delle absidi era probabilmente a catino mentre la parte centrale probabilmente presentava un tetto a quattro falde.
APPARTAMENTO PADRONALE "A"
Questo appartamento padronale probabilmente destinato alla domina, collocato a sinistra della Basilica e da cui è diviso da un passaggio di servizio scoperto, riprende -modificandola- la soluzione tipologica degli ambienti padronali a destra della Basilica. Si tratta di una sala absidata e di un cubicolo con alcova disimpegnati ambedue da una anticamera di mt. 5,50x5,40 con mosaico a soggetto teatrale-dionisiaco. Il campo centrale raffigura Polifemo seduto su una grande roccia, con capelli e barba lunghi e un terzo occhio posto in mezzo alla fronte. Le pareti presentano una pittura (conservata per circa mt. 1,70) con zoccolo rosa, zona mediana verde con tre ellissi rosse riempite di verde nel tratto superiore e di celeste nel tratto superiore. In ogni ellisse compare una figura panneggiata. La sala absidata è l'unica sala absidata della villa a presentare pitture anziché marmi alle pareti. Il mosaico geometrico con figurazioni di frutta farebbe pensare a un triclinium matronale. Il cubicolo , con pareti dipinte, presenta una alcova rettangolare con mosaico geometrico che include maschere teatrali, le stagioni e il medaglione centrale con gli amanti. L'aspetto della perennità dell'amore (le stagioni e gli amanti) inteso come forza dionisiaca (le maschere) ben si adatterebbe al dormitorium cubiculum della domina.
APPARTAMENTO PADRONALE "B"
Questo spazio risulta composto da un portico semicircolare, da un cortiletto scoperto, da una sala absidata e da due vani con anticamera. Il cortiletto scoperto, delimitato dal portico semicircolare, è pavimentato con un elegante lastricato in calcare locale di taglio assai raffinato. Presenta una edicola rivestita in marmo a dare l'aspetto complessivo di un piccolo ninfeo dal quale l'antistante aperta sala absidata poteva apparire come una basilica aperta sul mare, tema dominante del mosaico del portico e della sala che raffigurano, il primo, una pesca di amorini , il secondo, un tiaso marino. A sinistra del portico si trova un cubicolo con alcova e relativa anticamera, soluzione planimetrica presente anche negli ambienti a destra del portico e negli altri vani padronali a sinistra della Basilica, all'altra estremità del Corridoio della Grande Caccia. I mosaici di questi ambienti richiamano un immaginario ludico fanciullesco. Nei vani a sx del portico è raffigurata la gara mitica fra Eros e Pan e una caccia di animali domestici condotta da nove fanciulli. I pavimenti della stanza absidata e la relativa anticamera rappresentano bambini che gareggiano, guidando bighe di volatili e suonando e cantando vestiti da attori, il tutto in una atmosfera scherzosa e domestica. Le pareti presentano un rivestimento marmoreo per una altezza massima di Mt. 1,20 e decorazioni con figure umane contornate da riquadrature rosse e lesene verdi.
BASILICA
L'aula , absidata e decorata da colonne in granito rosa, è collegata al Corridoio della Grande Caccia da quattro gradini, in corrispondenza della "terra tra i due mari" del mosaico, interpretata come il porto di Roma. Il pavimento, di cui è a noi pervenuto ben poco, è costituito da tarsie marmoree. Anche le pareti erano rivestite di marmo e formavano rettangoli di varie dimensioni o rettangolo alternate a lesene. Notizie di vecchi scavi parlano anche di mosaico parietale che potrebbe immaginarsi al di sopra del rivestimento marmoreo che occupava le parti inferiori delle pareti. Al centro dell'abside si osserva una edicola e una grande nicchia, dove forse trovava posto la statua di Ercole la cui testa è stata trovata presso il complesso termale. L'aula, di ben 23,30 x 16,30 metri, presenta una poderosa struttura muraria contraffortata. Ciò farebbe pensare ad una copertura a catino. Quindi una sala estremamente solenne e grandiosa dove la presenza di Ercole poteva rimandare ad una assimilazione del dominus a Ercole vittorioso, in quanto rappresentante del potere imperiale. La pavimentazione in opus sectile presenta marmi dalla più larga provenienza dell'Impero: africano, verde, rosso antico, porfido rosso, lumachella, alabastro, pavonazzetto, giallo antico, nero, verde antico, pietrasanta, grigio, marmo scritto, cipollino. Il motivo decorativo del pavimento è disposto in senso est-ovest. A otto fasce costituite da fasce prevalentemente in alabastro si alternano sette fasce divise a loro volta in quadrati e rettangolo realizzati in marmi policromi e inframmezzati da lastre rettangolari disposte nel senso della larghezza. Alcuni dei quadrati presentano una cornice ed un pannello con cerchio iscritto. Le dimensioni dei rettangoli sono variabili mentre i quadrati sono tutti uguali. La Basilica riveste un carattere di eccezionalità fra gli ambienti della villa sia per la decorazione marmorea del pavimento sia per la posizione all'interno della villa stessa. La destinazione di un simile ambiente dovette essere pubblica , come risulta evidente dalla sua collocazione di punto di arrivo di un percorso ascendente cui sembra essere finalizzato l'impianto dell'asse centrale della villa.
PERISTILIO - CORRIDOIO SETTENTRIONALE
Questa porzione della villa era destinata al padrone ed è costituita oltre che da stanze strettamente private anche da una serie di ambienti di servizio. In questi ultimi predomina un mosaico con motivi geometrici, di più approssimativa realizzazione rispetto ad altri presenti nella villa. Le pareti sono tutte affrescate, di pregio variabile in funzione dell'uso. A partire da ovest si trovano le stanze di servizio di cui la prima destinata a cucina con due stanze antistanti. Seguono una successione di stanze private di cui la prima con anticamera probabilmente destinata a camera da riposo, visto il mosaico a sfondo erotico forse rappresentante il ratto delle Sabine o una danza avente per soggetto il rapimento e la seconda, sempre con anticamera, dalla incerta destinazione visto il soggetto del mosaico raffigurante una pesca di amorini. Segue la sala dell'appartamento privato che presenta una straordinaria scena di caccia raffigurata come un quadro di vita privato e reale. Forse una stanza da pranzo o un hiemale triclinium, questo ambiente di mt. 7,30x5,90 non era chiuso da una porta ma si apre direttamente sul corridoio. Le pareti sono coperte a fresco con figure umane a grandezza naturale immersi in un disegno geometrico con predominanza di viola, verde e rosso.Chiudono la successione di stanze due ambienti di servizio, con mosaico geometrico comunque di ottima fattura e pitture parietali con figure panneggiate, questi a metà del vero.
LE TERME
Dall'angolo sud-ovest del portico quadrangolare si trova l'ingresso privato alle terme della domus. Il mosaico, rappresentante probabilmente la domina con i suoi due figli, conferisce alla stanza un carattere eminentemente privato. La palestra, costruita contemporaneamente al portico quadrangolare, è un ambiente biabsidato e colonnato rettangolare di mt. 21,70x5,39. Il mosaico con gara nel circo, le pitture parietali , la probabile copertura con volta a botta e catini termali conferiscono all'ambiente un carattere lussuoso e pubblico. Il mosaico, attribuibile alla fase di costruzione della villa, raffigura una corsa di quadrighe nel Circo Massimo a Roma, della quale sono rappresentati anche degli edifici sacri. Dalla palestra si passa al frigidariium, sala architettonicamente complessa e funzionalmente polivalente. Intorno a una sala ottagona si innestano sei absidiole, di cui due sono stanze di passaggio e quattro apoditeri e due piscine, di cui la più grande absidata in origine mosaicate e oggi rivestite di lastre di marmo. I mosaici illustrano scene di mutatio vestis. La sala ottagona, colonnata, è mosaicata con scene di tiaso marino e di eroti pescatori e le pareti sono foderate di marmo. Dal frigidarium si passa al tiepidarium e ai suoi forni. Il tiepidarium è una sala biabsidata e pilastrata di Mt. 17,30 x 4,90. Il tutto è collocato su suspensure realizzate sovrapponendo mattoni quadrati di cm. 20 per lato con una altezza media di circa 80 cm. Le pareti sono foderate da tubuli con fori laterali per una migliore diffusione del calore tra colonna e colonna. Del pavimento restano pochi frammenti nei quali si possono individuare personaggi diversi su sfondo bianco. Sembra che il mosaico raffigurasse diverse gare, tra le quali l'unica identificabile è la lampadedromia per la quale si può fare forse un collegamento con il dies lampadarius.
(testo tratto dal sito ufficiale della Regione Siciliana - Assessorato Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione)