Trieste ha con il caffè un rapporto storico: da più di 200 anni lo riceve, lo lavora e produce con successo diverse e apprezzate miscele; si identifica col suo aroma; è figlia di una tradizione mitteleuropea che ne influenza profondamente le abitudini culturali. Il legame nasce nel Settecento, quando la città diventa un porto franco pronto a ricevere i chicchi provenienti dalle piantagioni di tutto il mondo per alimentare i caffè dell'impero austroungarico, sino a diventare, nel Novecento, punto di riferimento mondiale per il caffè.
Scrittori come Stendhal, Joyce, Svevo o Saba amavano trascorrere giornate intere a sorseggiar la bevanda nei locali triestini.
Abitudine ereditata da Claudio Magris, purché sia nei posti giusti, che hanno qualcosa da raccontarti. In città non è difficile trovarne: i luoghi storici legati alla cultura del caffè sono ormai vere e proprie attrazioni turistiche. Tanto che esiste un carnet, Trieste in tazzina, distribuito assieme a una mappa che li segnala, per avventurarsi nella degustazione di capo in b (cappuccino piccolo o macchiato, in bicchiere), goccia (caffè con solo un goccio di latte) o addirittura cafè de cogoma, preparato con la moka.
Curiosità
Sono numerose le iniziative legate al mondo dei bruni chicchi tostati: dall'Università del caffè, creata da una nota azienda locale, all'Associazione Caffè Trieste che organizza corsi tematici, alle degustazioni guidate, alla manifestazione Le vie del caffè, che ogni dicembre anima i locali storici triestini con concerti e spettacoli teatrali.