Il 21 giugno del 2013 l'UNESCO ha iscritto l'Etna nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità, definendolo uno dei vulcani "più emblematici ed attivi al mondo". La sua storia, documentata da almeno 2700 anni, fa dell'Etna uno dei casi meglio noti di vulcanismo; inoltre - prosegue nella sua motivazione l'agenzia dell'ONU - "i crateri, le ceneri, le colate di lava, le grotte di lava e la depressione della valle del Bove, fanno del monte Etna una destinazione privilegiata per la ricerca e l'educazione", capace di influenzare "la vulcanologia, la geofisica e altre discipline di scienza della terra". "La sua notorietà, la sua importanza scientifica, i suoi valori culturali e pedagogici sono - conclude l'Unesco - di importanza mondiale".
La zona classificata come Patrimonio Mondiale dell'Umanità rientra nel Parco dell'Etna e resa unica non solo per il fascino delle colate laviche che ne segnano e modificano il paesaggio, ma anche e soprattutto da un variegatissimo universo vegetale che dona mille sfumature di colore all'ambiente: dal verde intenso dei vigneti situati in basso, alle varie tonalità di giallo dei pometi, querceti e castagneti, fino ai colori scuri delle folte foreste di faggio e betulla che sfidano la parte più alta della "Montagna" (come è comunemente chiamato l'Etna dai Siciliani), dalla cui cima sovente spunta un pennacchio di fumo o cenere, simbolo di una incessante attività eruttiva.
L'Etna, infatti, oltre ad essere il più alto vulcano del continente europeo è, sicuramente, uno dei più attivi al mondo, rendendolo un argomento di grande interesse per la mitologia classica che ha cercato di spiegare terremoti e smottamenti con l'invenzione di dei e giganti.
Si diceva, infatti, che Eolo avesse imprigionato i venti nelle caverne dell'Etna e che Efesto avesse qui la propria officina e fabbricasse, con l'aiuto dei ciclopi, i fulmini per Zeus e l'armatura di Achille. Secondo altri, invece, era la colonna del cielo sotto cui giaceva il gigante Tifone che muoveva la Terra nonché il luogo dove rimase bloccato ed imprigionato il gigante Encelado che osò sfidare Zeus con i suoi fratelli.
Conosciuto sin dai Romani con il nome di Aetna, il toponimo deriverebbe dal greco antico "aitna" (bruciare) o dal fenicio "attane" (fornace). Per gli Arabi era il Gabal-Atma, successivamente tramutatosi in Mons Gibel (dall'unione dei due termini "mons" e "jebel", il primo latino ed il secondo arabo, che corrispondono entrambi alla parola "monte"), da cui Mongibello, tutt'oggi utilizzato dai Siciliani per indicare il vulcano.
Mariarosaria Pisacane