L'ITINERARIO INIZIA NELLA PARTE PIÙ ANTICA DI TORCHIARA, DETTA 'SOPRANA'. CI GUIDA, PER PIÙ DI 7 CHILOMETRI, ATTRAVERSO LA FLORA, L'ARCHITETTURA E LE TRADIZIONI DEL CILENTO. SI PASSA IN LUOGHI CHE SEMBRANO ABBANDONATI DAL TEMPO, IN UNA NATURA INCONTAMINATA CHE CI PERMETTE DI GODERE DI IMPAREGGIABILI SCORCI E PANORAMI.
Palazzo Pavone
Se si costeggiano le mura di cinta della villa comunale, si raggiunge palazzo Pavone, un elegante fabbricato di fine Settecento. Un ampio androne ci conduce all'interno attraverso un giardino su cui si affaccia l'ala più antica del palazzo, che risale al secolo XVIII (sul portale dell'ingresso laterale, che conduce al caratteristico cortile interno, è riportata la data 1785).Il palazzo, ampliato nel tempo, è stato dimora di una delle 'famiglie storiche' di Torchiara. La sua importanza è oggi simboleggiata dagli stemmi che ritroviamo su molti fabbricati e dal nome 'Li Pavoni' di uno degli antichi casali in cui la cittadina era già anticamente suddivisa.
I portali di Torchiara
Sulla piazza principale si incontra l'ottocentesco palazzo della famiglia Torre, la cui caratteristica torre è diventata l'icona-simbolo di Torchiara. Al fianco la casa dove abitò il patriota Giambattista Riccio, all'interno della quale si nota un'agile scala aperta sormontata da archetti, caratteristica di molte costruzioni sei-settecentesche della zona. Per le strette stradine del centro storico, che si snodano lungo la collina, si attraversa il borgo antico caratterizzato dal compatto tessuto edilizio di 'case a schiera' che ricalcano l'antica pianta di origine medioevale. Qui le configurazioni morfologiche e i fattori climatici hanno dato vita a tipici elementi architettonici. Le mura in pietra non intonacate sottolineano la volontà di accostarsi il più possibile al paesaggio e immedesimarsi nella natura. I coppi di terracotta sono stati realizzati agiusto riparo dai venti e dalle improvvise raffiche di pioggia in un clima generalmente dolce. Gli eleganti portali in pietra locale sono stati modellati, anche per il piacere degli occhi, da abili mani di scalpellini. Tra questi ultimi, ornati da eleganti rosoni o figure animali, spicca l'unico realizzato con motivo 'a cassettonato' di palazzo Bilotti.
TRA PALAZZO PAVONE E LA CHIESA DEL S.S. SALVATORE (475 METRI) IL PAESAGGIO È URBANO, LA VIA PIANEGGIANTE, LE CASE CI OFFRONO PARTICOLARI CARATTERISTICI. IL PANORAMA SI AFFACCIA SUL DECLIVIO CHE, TRA FICHI, ULIVI E VITIGNI, RAGGIUNGE LA PIANA DI PAESTUM E SI GETTA NEL MARE DEL GOLFO DI AGROPOLI
La Chiesa del S.S. Salvatore
Collocata su un'altura, da cui si gode uno splendido panorama che domina Paestum e il golfo di Agropoli, la Chiesa ha origini antiche, se ne parla già nell'atto stipulato nel 1100 tra Alfano, 'Vescovo di Pesto', e l'Abate Pietro . Sebbene molto rimaneggiata e profondamente alterata, è interessante la sua 'struttura a roccaforte' sulla cima di un poggio che ha spinto alcuni studiosi a ipotizzarne l'origine quale torre di avvistamento. Restaurata in seguito al terremoto del 6 dicembre 1857, subì nuove trasformazioni nel 1970 e nuovi danni durante il terremoto del 1980. La struttura è a tre navate. Quella centrale ha un soffitto dipinto di fattura moderna, lungo le laterali, inserite in nicchie adornate di stucchi e accanto a statue in legno o gesso di fattura recente, si possono ammirare statue e busti lignei riferibili al XVII e XVIII secolo. Tra questi ultimi, sull'altare laterale destro, è la statua in legno scolpito e dipinto, databile alla fine del XVII secolo, raffigurante il S.S. Salvatore. Sul lato destro del presbiterio sono la settecentesca statua di San Giuseppe e il busto di San Francesco di Paola, sul lato sinistro la statua della Madonna Immacolata e il busto di San Biagio, tutti ascrivibili al secolo XVIII.
SE DA SAN SALVATORE CI SI AVVIA VERSO SAN BERNARDINO SI PASSA IN QUELLA CHE UNA VOLTA, E ANCOR OGGI SOLO PER TRADIZIONE, ERA CHIAMATA LA "VIA DEGLI ORTI". IN REALTÀ SI ATTRAVERSA UNA ZONA RURALE CON VEGETAZIONE SPONTANEA E BOSCO. IL PANORAMA SCIVOLA VERSO IL FONDO VALLE, INTENSAMENTE COLTIVATO A VIGNETI, PER POI RISALIRE SUI BOSCOSI PENDII DEL COMUNE DI LAUREANA. IL SENTIERO (LUNGO 640 METRI) È PIANEGGIANTE AD ECCEZIONE DI ALCUNI BREVI TRATTI SCOSCESI, IN PARTICOLARE PRIMA E DOPO LA CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE.
Verso Torchiara sottana
Se ci si inoltra verso 'Torchiara sottana' si incontra la piccola chiesa della Madonna delle Grazie, sulla cui facciata è una nicchia che doveva contenere un'immagine sacra. Si raggiunge poi la quattrocentesca chiesa di San Bernardino, che la leggenda vuole realizzata in occasione della venuta del Santo nel Cilento. Esempio di architettura religiosa minore, la piccola chiesa è a navata unica, con altare maggiore e due piccoli altari laterali. Sull'altare principale una copia della tavola cinquecentesca ora esposta al Museo diocesano di Vallo della Lucania. La tavola, attribuita al manierista napoletano Decio Tramontano, raffigura il Redentore tra i Santi Bernardino e Antonio Abate e riporta l'iscrizione 'Vin(cent)ius Mormanus... ctoris Minimus...mignus hoc opus Abbas Stepanus Ritius ac honorabilis Silvius Gaiardus Rectores curaverunt: Sub die 15 mensis augusti 1560'.
SE SI DECIDE DI PRENDERE LA DEVIAZIONE CHE PORTA ALLA TORRE MANGONE (500 METRI PIANEGGIANTI) SI PASSA ATTRAVERSO UN PANORAMA MILLENARIO. QUI TERRA, SOLE E ULIVI CENTENARI DANNO UN OLIO PARTICOLARMENTE RAFFINATO DAL COLORE GIALLO ORO E PROTETTO DAL MARCHIO DOP.
Torre Mangone
Una breve digressione dal percorso che conduce alla frazione di Copersito, in una via fiancheggiata da campi si incontra uno degli edifici più caratteristici di Torchiara, la Torre Mangone, una costruzione di fine settecento, che presenta la tipica struttura a fortino con le due torri angolari caratterizzate dalle numerose colombaie. Si tratta di una tipologia molto diffusa nella zona, costruzioni tipiche per forma, disposizione di scale, ampi vani d'accesso e per la presenza di torri sovrastanti gli abitati. In origine erano adibite a osservatori, anche per seguire da lontano i lavori dei contadini nei campi.
SI PROSEGUE TRA ANTICHE CASE CONTADINE E CAMPI (485 METRI). 'IMPROVVISAMENTE TRA FICHI E ULIVI APPARE L'IMPONENTE PALAZZO BARONALE DE CONCILIIS, CHE TUTTO GUARDA, COME A PROTEGGERE E A CONTROLLARE'! ACCANTO AL PALAZZO IL VIALE DEI CIPRESSI RENDE ANCORA PIÙ DOLCE E INUSUALE IL PANORAMA.
Palazzo baronale de Conciliis
Sulla strada, prima di arrivare al palazzo baronale, incontriamo palazzo Riccio, costruito sul finire del '700. È un tipico edificio in 'stile cilentano' col fronte guarnito da un portale in pietra di 'torre d'aspide' e da un balconcino in ferro battuto. Un'elegante colombaia dà al palazzo l'aspetto di 'casa turrita' addolcita però da un ampio giardino di aranci e ulivi. Proseguendo si giunge al palazzo dei baroni de Conciliis, che furono i signori di questo luogo quasi ininterrottamente dal secolo XVI all'eversione della feudalità. Il palazzo, secondo le esigenze del feudo, era edificato a metà strada tra Torchiara e la frazione di Copersito così da poter garantire un analogo controllo su entrambe le località. Posizione particolarmente strategica in quanto consentiva anche il controllo dell'antica via che collegava il fondovalle a Laureana, alla stessa Torchiara e a Ogliastro Cilento. Il palazzo, del secolo XVI, è caratterizzato da due torri di altezza e forma diverse: una quadrata ed una circolare (quest'ultima un tempo adibita a prigione). Vi si accede attraverso un elegante portale ad arco che conduce nell'androne e nel cortile. Accanto al palazzo la cappella dell'Annunciazione, dove si celebravano le messe per 'esclusiva devozione del barone'. Di fronte al palazzo, e accanto alla torre delle prigioni, la cappella della Madonna delle Grazie, un tempo riservata alle celebrazioni festive e alla 'devozione della baronessa'.
UN ACCIOTTOLATO MODERNO, CHE RIPRODUCE IL VECCHIO MODO DI "FARE STRADE", CI ACCOMPAGNA A COPERSITO (955 METRI). QUÌ CI ATTENDONO PALAZZI PADRONALI IMPORTANTI PER STORIA E BELLEZZA. SONO POCHI I LUOGHI CHE HANNO SAPUTO INCASTONARE IN UNA NATURA MILLENARIA COSÌ TANTI PALAZZI IMPORTANTI.
Copersito e i suoi palazzi
La frazione di Copersito trae il suo nome da 'cupressetum'. La prima menzione risale al 1100 in un documento per la definizione di confini tra il Vescovo di Pesto e l'Abate di Cava. Citata ancora in una vertenza del 1110 e in una vendita del 1114, fu possesso di vari feudatari. Nel 1327 apparteneva a Nicolò Benincasa di Rutino, in seguito rientrò nel territorio dei Sanseverino e da allora seguì le vicende di Torchiara.
Palazzo De Vita
In questo borgo si incontrano eleganti palazzi gentilizi dalle tipologie assai diffuse nel Cilento: corte quadrata o rettangolare con vani disposti lungo i lati. Tra questi il palazzo De Vita, famiglia insediata a Copersito già nel 1400. Interessanti due portali in pietra, uno dei quali è sormontato dall'antico stemma di famiglia. Il palazzo, cui è annessa la cappella gentilizia, è stato donato alla parrocchia e oggi è casa per anziani. La cappella, dedicata a San Giuseppe, è stata completamente trasformata nel tempo. La facciata in pietra ha due lesene e un timpano in mattoni, l'interno un soffitto a cassettoni dipinto con in controfacciata una cantoria di legno dipinto. Il pavimento in ceramica che circonda l'altare riproduce il disegno dell'originale settecentesco, di cui sono conservate alcune mattonelle nell'androne del palazzo. Proseguendo l'antica chiesa parrocchiale dedicata a Santa Barbara, protettrice di Copersito, che oggi si mostra nelle sue vesti moderne e completamente ristrutturata.
Palazzo De Feo
Imponente, in pietra non intonacata, palazzo De Feo domina la valle. Costruito nella seconda metà dell'Ottocento, è circondato da un rigoglioso parco con una splendida veduta che domina il golfo di Agropoli. Il palazzo, del quale non fu mai realizzata l'ala destra prevista dal progetto originario, fu costruito da Salvatore De Feo per la sua giovane moglie, appartenente alla famiglia Galano, che aveva portato in dote il suolo.
Palazzo Siniscalchi
Il vicino palazzo Siniscalchi era anch'esso in origine proprietà della famiglia Galano. Elegante edificio, citato in un atto di acquisto del 1720 come 'casa palaziata', presenta sulla facciata un motivo di lesene lisce nel primo ordine e scanalate nel secondo. All'interno una scala moderna e le modifiche nel tempo degli ambienti del primo piano rendono poco leggibile l'antica struttura, se non nei volumi e negli spazi. La scala originale ci conduce al secondo piano dove è l'oratorio di famiglia con l'altare in marmo sul quale è posto un quadro dell'Annunciazione, inserito in una cornice di stucco sormontata da angioletti che reggono un tralcio fiorito, dettagliatamente descritto in occasione della visita pastorale del 1875. Il pavimento in ceramica di Vietri, particolare per la zona, è da ricondurre alla famiglia Galano, originaria di Vietri sul Mare. Al centro del pavimento è la scritta 'a divozione di Emanuele Galano A.D. 1847'.
Palazzo Mangone e la sua colombaia
Il palazzo e la cappellina sull'altro lato della strada, appartengono alla famiglia Mangone, giunta a Torchiara intorno al XVII secolo. Il palazzo, che presenta una tipologia a 'casa palaziata' con cortile interno, ha un'elegante facciata: la balconata con i suoi busti in marmo e l'ampia vetrata del piano superiore dominano la vallata. Nel giardino la caratteristica torre colombaia, oggi tra le immagini più ricorrenti di Copersito. Il palazzo è affiancato dall'oratorio privato di famiglia dedicato alla Madonna delle Grazie. La cappella, citata nella visite pastorali del 1771 e del 1875, fu ristrutturata da Lorenzo Mangoni nel 1893, come ricorda una lapide accanto alla porta d'ingresso. Il suo interno è riccamente decorato, il soffitto dipinto è impreziosito da una tela raffigurante la Madonna delle Grazie.
PER I PIÙ ALLENATI CHE VOLESSERO PROSEGUIRE IL CAMMINO, DA COPERSITO È POSSIBILE RAGGIUNGERE LA CHIESA DELL'ACQUA SANTA. LA STRADA, CHE CORRE TRA CAMPI, VIGNETI E ULIVETI, NEL PRIMO TRATTO PRESENTA LIEVI DIFFICOLTÀ (CIRCA 3 CHIMOLETRI). LA SECONDA PARTE, INVECE, COSTEGGIA LA STRADA PROVINCIALE. È QUESTO UN 'PICCOLO SACRIFICIO' CHE LA CHIESA DELL'ACQUA SANTA SAPRÀ RIPAGARE! UNA BREVE DEVIAZIONE LUNGO IL PERCORSO PERMETTE DI RAGGIUNGERE BORGO SAN TEODORO CON I SUOI ULIVI E L'ANTICO VASCONE PER TRATTENERE LE ACQUE PIOVANE.
Tra i campi verso Santa Maria dell'Acqua Santa
Con una deviazione lungo l'antica via che da Copersito conduceva a Laureana, raggiungiamo Santa Maria dell'Acqua Santa, il piccolo santuario oggetto di un culto antico che la tradizione fa risalire al martirio di alcune fanciulle convertite da San Paolo, durante il suo predicare in queste zone. Ristrutturata alla fine del XIX secolo, la chiesetta fu inaugurata e consacrata nel 1881. La sua facciata neoclassica, che conserva il portale in pietra scolpita (1667), è affiancata da un piccolo campanile dall'aspetto seicentesco. A quest'epoca risale anche l'acquasantiera in marmo, lavorata dallo stesso artigiano che realizzò nel 1650 la lastra di copertura del pozzo. Sull'altare maggiore un dipinto del '700, inserito in una decorazione a stucco, raffigura la Madonna con Bambino tra San Giuseppe e Santa Lucia. Sempre settecentesco l'interessante soffitto a cassettoni in legno dipinto, con motivi ottagonali e quadrangolari.
Il ritorno
ATTRAVERSO I CAMPI, SEGUENDO IN PARTE UN ALTRO PERCORSO, SI RITORNA AL LUOGO DI PARTENZA. IL PAESAGGIO È SEMPRE AFFASCINANTE. TRA FICHI E ULIVI SI PASSA VICINO AL VECCHIO LAVATOIO CHE GUARDA LA PIANA.
Testo tratto da "La verde via di Torchiara" - Greenway: un percorso dolce tra storia e natura. Fondazione Megalia