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Donadio Coralli e Cammei dal 1885

Due storie, quella di una famiglia e quella di una azienda che, nel corso degli ultimi due secoli, si sono intrecciate unendosi indissolubilmente.

È tutta questione di tradizioni familiari, fin dai tempi di Gaetano Donadio che, nel 1885, iniziò la produzione e il commercio di cammei e coralli con pochi mezzi ma con tanta passione, e soprattutto con l'inimitabile intraprendenza che caratterizzava gli uomini del sud, disposti a grandi sacrifici e con tanta voglia di migliorarsi.

Gaetano iniziò partecipando a numerose fiere per far conoscere ed apprezzare una delle più antiche tradizioni napoletane: la lavorazione dei cammei e dei coralli.

Seguendo le opportunità che via via gli si presentarono, Gaetano aprì il suo primo negozio in Austria; dopo questo, ne seguirono altri, a Taormina in Sicilia, nel quartiere S. Lucia a Napoli ed in fine, a realizzazione dei suoi sogni, inaugurò l'attuale "Palazzo del Corallo" ad Ercolano alle porte di Napoli.

Dei sette figli di Gaetano solo Matteo, il maggiore, proseguì l'attività di famiglia, uomo di grande carattere e con alle spalle un bagaglio di esperienza maturata viaggiando per conto del padre per gli acquisti di materie grezze, pietre preziose e perle in tutto il mondo, si dedicò completamente all'attività lasciatagli dal padre, portando il nome Donadio fuori dagli stretti confini non solo regionali ma nazionali, sfondando anche nel mercato statunitense ed in quello dell'estremo oriente.

La Ditta Donadio gestita da Matteo ha avuto negli anni vari punti vendita anche a Roma, prima in via Veneto poi al Pantheon ed in fine al Colosseo.

La passione per questa attività e la gestione dell'azienda, risiedono ora nelle mani delle tre figlie di Matteo, che oggi proseguono anche con i mezzi più moderni alla diffusione di questa antica lavorazione che, per chi ci si avvicina, non può che risultare affascinante.

Donadio Coralli e Cammei ha la sua sede di produzione, esposizione e vendita in una tipica palazzina vesuviana fine ottocento, in prossimità dello svincolo di Ercolano sull'autostrada A3 che collega Napoli alle antiche città di Pompei ed Ercolano, mete fondamentali degli itinerari turistici dell'Italia centro-meridionale.

Facilmente raggiungibile, la sua localizzazione rende la sede di Donadio accessibile ai pullman turistici, che possono comodamente sostare nell'ampio piazzale antistante.

Ai 100.000 turisti di ogni nazionalità che visitano ogni anno il Palazzo del Corallo di Donadio, viene offerta l'incredibile opportunità di assistere di persona alla antica arte della lavorazione del cammeo, ad opera dei più abili maestri incisori.

Dopo la visita del laboratorio, si accede ai saloni espositivi dove si possono ammirare e scegliere, tra preziosi oggetti in corallo e perle, i cammei trasformati da esperti orefici in gioielli, capolavori di artigianato, unici ed inimitabili.

Origini del cammeo

L'arte di incidere scene mitiche e divinità su pietra, conchiglia o altro materiale adatto, è molto antica. Monili e medaglioni, riccamente decorati, sono stati rinvenuti a più riprese in vari siti archeologici, come pure negli scavi di Pompei ed Ercolano, e ciò dimostra che, sin dai tempi dei romani, erano già in voga oggetti con incise figure di deità. Nei ritrovamenti archeologici di Pompei, inoltre, troviamo esempi di "cammei", realizzati anche su pietra lavica.

Il primo esempio di incisione, utilizzata per i sigilli, risale a 4000 anni fa in Mesopotamia, altri esempi risalenti alla XII dinastia egizia intorno al 1750 a.c. sono esposti al Metropolitan Museum di New York, e si tratta di incisioni su pietre a forma di scarabei utilizzati anch'essi per sigilli.

Il primo cammeo inteso come ornamento da applicare ad anelli ed orecchini fu prodotto in Grecia intorno al 400 a.C.

Tra i materiali usati per la loro realizzazione non vi era ancora la conchiglia, ma minerali quali la corniola rossa, il diaspro, l'onice e la malachite, che però non riuscivano a rendere l'effetto policromo, l'agata invece, per la sua caratteristica formazione a strati di colori diversi si prestò alle prime realizzazioni di incisioni a bassorilievo.

Come ancora oggi lo schizzo veniva inciso nello strato superiore, di colore più chiaro, che consentiva il risalto del disegno rispetto al colore di fondo.

I soggetti preferiti che furono incisi dagli antichi greci sono sempre stati i profili di donna, le divinità e le figure mitologiche.

Nel primo secolo a.C. l'abilità degli artisti greci raggiunse Roma, ed i cammei entrarono nella moda delle classi più elevate e furono prodotti in vari formati. Quando l'impero romano si avvicinò alla sua fine, l'incisione ebbe un grosso periodo di crisi e questa arte fu abbandonata per diversi secoli. I cammei tornarono di moda nel 14° secolo, soprattutto in Italia, con una vasta produzione in calcedonio usati per mostra personale o per simboli cristiani. Nei secoli seguenti gli artisti si rifecero alle antiche incisioni su cammeo e questi conseguirono la funzione di oggetti ornamentali, applicati specialmente su spille, anelli e medaglie. Se in epoca barocca l'interesse per queste opere sembrava svanire, essi tornarono alla ribalta nel 18° secolo. A Napoli, allora capitale del Regno delle Due Sicilie, nacque la "Reale Scuola di Incisione", fondata da Carlo III di Borbone che si riprometteva di accogliere "quanti di incisione si dilettassero". Magnifici bassorilievi e splendidi monili uscirono dalle mani degli artisti che convennero in quella scuola ad opera del munifico sovrano.

La tecnica di incisione richiesta era formata dall'uso di un piccolo attrezzo circolare e da una miscela di olio d'oliva, smeriglio e polvere di diamante. Sebbene i ritratti furono ancora i soggetti più popolari, raramente i cammei non rappresentarono temi storici, allegorici o di classica inspirazione. Sempre nel 18° secolo J. Wedgwood propose imitazioni di cammei nelle sue ceramiche; continuando fino al 19° secolo quando si cominciò ad adoperare, come materiale di incisione, la conchiglia marina e i cammei iniziarono ad essere molto popolari. Di solito, seguendo la tradizione, le incisioni consistono in riproduzioni di teste o figure mitologiche; di dei e personaggi mitici tra cui primeggiano Venere, Diana, Flora, Giove, Mercurio, nonché Baccanti ed eroi greci e romani; anche i materiali usati spaziano dalle conchiglie, coralli, a svariati minerali e pietre semi preziose.

A volte è l'estro creativo dell'artista-incisore a inventare soggetti nuovi e ritratti religiosi o di uomini famosi della storia lontana e recente.

Oggi il cammeo è molto richiesto, molti sono i paesi che hanno provato a produrli , ma l'Italia ed in particolare Torre del Greco in Campania, mantiene la sua posizione di principale produttore, sia per la presenza, universalmente nota, della Scuola Statale d' Arte di incisione, ma soprattutto grazie alla trasmissione di questa arte da padre in figlio.

Origini del corallo

La vera natura del corallo e la sua formazione hanno rappresentato un vero mistero per secoli e dagli stessi naturalisti veniva considerato una pianta marina che, tolta dall'acqua, si pietrificava. Tale convinzione ebbe credito sino a tutto il 1600 e soltanto ai primi del 1700 un medico marsigliese, il Dr. Peyssonel comunicò l'esito delle sue osservazioni per cui il corallo non era un fiore marino, bensì un insetto simile ad un polipo.

Oggi è a tutti noto che il corallo è una sostanza calcarea prodotta da piccoli animali marini detti appunto coralli. La sua struttura è formata da carbonato di calcio, il colore invece è dato dalla presenza di sostanze organiche.

I coralli vivono riuniti in colonie e si riproducono per uova, formando Le barriere coralline, ad esse si devono gli Atolli del Pacifico e le basse isole della Polinesia e Micronesia.

La pesca del corallo nel Mediterraneo e nel Mar Rosso è antichissima, nel mediterraneo fu praticata fin da tempi remotissimi unicamente da pescatori italiani, specialmente di Torre del Greco, località vicino Napoli alle falde del Vesuvio; seguirono i francesi, gli spagnoli e i greci. In estremo oriente la pesca da parte dei giapponesi è relativamente recente.

La pesca del corallo si praticava ovunque con metodi simili; da parte dei corallai italiani si eseguiva mediante uno strumento detto "ingegno", formato da travi a croce, reti e zavorra.

I corallai si portavano con la barca sui punti a loro noti per la presenza dei banchi e qui, abbassate le vele e tolto il timone, svolgevano il canapo immergendo l'ingegno finché questo non toccava il fondo; muovendo poi la barca lentamente a remi in varie direzioni, l'ingegno strisciato sul fondo strappava i coralli.

I coralli rimanevano così impigliati nelle reti, ed erano poi raccolti recuperando l'ingegno.

In Giappone la pesca si praticava con un arnese simile costituito da una grossa canna di bambù sempre con reti e pesi che era trainata sui banchi.

Questi metodi sono fortunatamente ormai in disuso, sia per i gravi danni che arrecavano alla flora marina che per la grossolana raccolta che, spezzando i rami dei coralli, li danneggiava irrimediabilmente.

Oggi la pesca del corallo è delegata ad esperti sommozzatori che nelle aree consentite, con accortezza riescono a recuperare rami di corallo senza danneggiare i fondali e senza distruggere le piccole formazioni coralline commercialmente inutilizzabili.

La lavorazione di questo prodotto del mare, è antichissima e lo attestano gli oggetti rinvenuti negli scavi etruschi, nei secoli è continuata ininterrottamente presso parecchi stati europei come la Grecia, fin dall'epoca alessandrina, la Turchia e l'Italia, dove i principali centri di lavorazione sono tuttora Torre del Greco e Trapani.

Nell'Oriente asiatico e particolarmente in India ed in Cina, il corallo trova da gran tempo impiego nella fabbricazione d'oggetti artistici e decorativi. Viene principalmente usato corallo di provenienza giapponese poiché tali banchi forniscono materiale d'elevato peso e grandezza.

Dal corallo si ottengono svariati oggetti sia di gioielleria che per uso ornamentale ed artistico questi talvolta anche d'imponenti dimensioni. L'uso di oggetti in corallo come porta-fortuna ed ai quali si attribuisce il simbolo di preservare dalle disgrazie, è tuttora in voga, infatti, gli vengono riconosciuti poteri eccezionali e fantastiche virtù.

www.donadio.net

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