Il Tesoro, in termini artistici e culturali, ha un valore inestimabile, rappresentando un percorso attraverso l'arte, il gusto, gli artisti che sono stati protagonisti di sette secoli di storia, ed appartiene ai napoletani perché le opere sono state donate a un loro figlio, o meglio a milioni di figli chiamati Gennaro.
I capolavori in mostra nel Museo del Tesoro di San Gennaro documentano, appunto, la straordinaria capacità di scultori e di argentieri napoletani che hanno saputo conciliare sapienza tecnica e creatività. Calici, pissidi, cestelli, candelabri, piatti, ostensori con i busti e le statue dei Santi Patroni e gli altri oggetti esposti, sono il frutto di un lavoro di squadra di maestri altamente qualificati nel proprio settore.
Scultori, cesellatori saldatori, mettitori d'insieme, come erano chiamati gli assemblatori del tempo, hanno realizzato capolavori di rara bellezza. Invenzione, devozione popolare, religiosità, spettacolarità: tutto questo e altro racchiude l'esposizione del Museo del Tesoro di San Gennaro, in un percorso di capolavori che oggi è possibile ammirare intatto grazie all'opera meritoria della Deputazione. Molti degli oggetti esposti, infatti, sono stati salvati e preservati dai continui saccheggi ed espropri dell'epoca, riuscendo a giungere sino a noi integri, testimoni di una storia esemplare di finissimo artigianato che parte dal quattordicesimo secolo.
Gli Argenti
Invenzione, devozione popolare, religiosità, spettacolarità, tutto questo e altro racchiude la prima mostra tematica del Museo del Tesoro di San Gennaro dedicata agli Argenti. Molti degli oggetti esposti sono stati salvati e preservati dai continui saccheggi ed espropri dell'epoca, riuscendo a giungere sino a noi integri, testimoni di una storia esemplare di finissimo artigianato, forse unico al mondo, che parte dal XIII secolo.
Gli argenti rappresentano una parte importante del cosiddetto Tesoro di San Gennaro, perché queste antiche manifatture erano in prevalenza sacre per il quotidiano uso liturgico e gran parte delle statue venivano realizzate per custodire le reliquie dei Santi, che soprattutto nel '600 ebbero molta importanza nella devozione popolare. Numerosi busti vennero quindi commissionati da confraternite, chiese e monasteri in onore dei loro patroni e poi affidati alla custodia della Cappella del Tesoro di San Gennaro, dalla quale uscivano per essere portati in processione in occasione delle varie feste religiose. La bellezza artistica dei busti e delle statue dei santi patroni, soprattutto quelli dei secoli XVII e XVIII, vanno però al di là del solo dettato devozionale. Filippo Del Giudice, Carlo Schisano, Giovan Domenico Vinaccia, Lorenzo Vaccaro sono solo alcuni degli autori di questi capolavori esposti nella mostra che rappresentano un vanto dell'arte e dell'artigianato di Napoli, ma anche la testimonianza del culto e della devozione per San Gennaro.
I Gioielli
I Gioielli del Tesoro di San Gennaro sono capolavori di inestimabile valore artistico ed economico, frutto della grande maestria e dell'arte degli orafi di Scuola napoletana.
La Collana di San Gennaro, iniziata nel 1679 e donata dai Borbone, con ben tredici grosse maglie in oro massiccio alle quali sono appese croci tempestate di zaffiri e smeraldi; la Mitra d'argento dorato, risalente al 1713, con oltre 3700 rubini, smeraldi e brillanti; il Manto di San Gennaro, letteralmente coperto di pietre preziose e di smalti raffiguranti le insegne araldiche del casato; il Calice d'oro tempestato di rubini, smeraldi e brillanti, del 1761, realizzato da Michele Lucrano ; la Pisside (calice con coperchio, per conservare le ostie) in argento dorato, opera del famoso orafo Domenico Ascione di Torre del Greco che, proveniente dalla patria del corallo lavorato, la costellò di cammei e di decorazioni in malachite.
Questi sono solo alcuni degli straordinari capolavori donati al Santo Patrono di Napoli ed esposti nel Museo del Tesoro di San Gennaro.
L'Archivio
Uno dei pochi archivi che ha superato le vicende della Seconda Guerra Mondiale, le distruzioni, i terremoti, è quello della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Per un voto della Città del 1527, fu costruita una sede degna delle reliquie di San Gennaro, conservate nel "Tesoro vecchio" insieme a quelle dei "santi vescovi" di Napoli. Si volle, quindi, testimoniare a San Gennaro la particolare devozione della città, non soltanto con la Real Cappella ma anche con un Capitolo di Cappellani diversi da quelli della Cattedrale che continuarono invece a curare le altre reliquie.
Dal 1527 bisogna giungere al 1646 per la traslazione effettiva delle reliquie e la loro consegna ai Cappellani e al loro rappresentante, oggi chiamato Abate Tesoriere: la conseguenza, dal punto di vista archivistico, è stata che la conservazione della documentazione cosiddetta amministrativa e cioè le pratiche riguardanti la costruzione della Cappella in tutti i suoi aspetti, la risoluzione di tutti i problemi ad essa connessi, la scelta degli architetti, dei pittori, dei musici, comincia dal 1601, mentre la documentazione attinente al prodigio della liquefazione del sangue ed i registri, dove sono annotate tutte le cerimonie, le visite dei sovrani al reliquiario, ecc. cominciano dal 1646.
Secondo gli ordinamenti allora in vigore, ogni Seggio nobile ed il Seggio del popolo, oltre ad esprimere l'Eletto e i Deputati del Tribunale di San Lorenzo (potremmo dire sindaco e giunta in linguaggio attuale), eleggevano o indicavano i Deputati per lo svolgimento di tutte le attività di cui la Città era responsabile. Per la Deputazione del Tesoro di San Gennaro, quindi, non vi erano deputati nominati a tempo ma deputati per le varie problematiche. Così possiamo leggere nelle riunioni della Deputazione del Tesoro i nomi di tanti nobili in rappresentanza dei Seggi della nobiltà e i nomi dei rappresentanti del Popolo.
Nell'archivio della Deputazione è, quindi, possibile trovare delibere che riguardano il carattere laico della gestione accanto alle "scritture ecclesiastiche". Il culto di San Gennaro può essere studiato attraverso le forme di pietà e di devozione religiosa, così come possono essere esaminate le trasformazioni della società napoletana attraverso gli avvenimenti della storia sociale e civile di Napoli.
Nel 1799, dopo la caduta della Repubblica Napoletana, Ferdinando IV abolì i Seggi, togliendo ogni funzione politica di rappresentanza della Città anche al Seggio del Popolo; unica Deputazione che Ferdinando volle mantenere fu proprio questa della Cappella del Tesoro stabilendo, però, che due Deputati per ogni seggio e due Deputati del Seggio del Popolo dovessero, in rappresentanza della Città, continuare ad occuparsi della sua gestione, così come gli stessi seggi dovessero continuare ad esprimere i Cappellani per le celebrazioni religiose. A queste funzioni fu aggiunta un'altra ed importantissima responsabilità e cioè la conservazione del Libro d'Oro della nobiltà, con l'incarico di annotare le nascite, le morti ed i matrimoni di tutti i componenti delle famiglie ascritte ai seggi.
I mezzi di corredo dell'archivio si basano sull'inventario compilato da Renata Orefice e Jole Mazzoleni negli anni Settanta e su una successiva, parziale informatizzazione realizzata negli anni Novanta. È in corso di realizzazione un progetto che permetterà la costituzione di una banca dati che, su base cronologica, potrà rispondere a tutte le domande degli studiosi: dovrà essere, infatti, possibile al termine del progetto integrare la documentazione ivi conservata con quella ancora esistente negli altri archivi della città (Archivio Storico del Banco di Napoli, Archivio di Stato di Napoli, Archivio del Pio Monte della Misericordia, ecc.). Oltre la parte cartacea vi è un gruppo di pergamene e altre scritture riguardanti le proprietà pervenute alla Cappella: particolare importanza hanno le scritture che riguardano l'Abbazia di San Biagio.
Le statue lignee
Le statue lignee sono opere dall'alto valore artistico e culturale realizzate nel Settecento da abili intagliatori di Scuola Napoletana: esse raffigurano la Vergine addolorata, l'Ecce Homo ed il Cristo risorto.
Il gruppo di statue fu esposto per l'ultima volta, nella Cappella di San Gennaro, durante la Settimana Santa del 1775, dopodiché fu relegato nei depositi per far spazio a quelle d'argento; attualmente le statue sono state restaurate ed esposte nuovamente al pubblico dopo ben 240 anni.
Dai documenti storici emerge una curiosità: si dice che ai fedeli venissero concessi cento giorni di indulgenza per ogni Ave Maria che recitavano al cospetto delle statue sacre.
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