Giovanni Paolo II nel 1980 proclamò ufficialmente San Gennaro, vescovo e martire, patrono di Napoli e della Campania.
Il vero nome di San Gennaro è Ianuario. Le sue origini sono molto incerte. Naque probabilmente a Napoli da una famiglia gentilizia della Gens Januaria. Divenuto vescovo di Benevento, giunse nella zona dei Campi Flegrei per partecipare a una liturgia tenuta dal diacono della Chiesa di Miseno, Sossio. Sotto l'impero di Diocleziano la persecuzione dei cristiani era divenuta più feroce, e il giudice della Campania aveva ordinato l'arresto dei cristiani del luogo, tra cui Sossio. Gennaro, insieme al diacono Festo e al lettore Desiderio, si recò in carcere a fargli visita; riconosciuti come cristiani, i tre furono arrestati per non aver voluto
rinnegare la propria fede e il 19 settembre del 305 dopo Cristo furono condannati alla decapitazione, eseguita nel Foro di Vulcano presso la Solfatara di Pozzuoli. Si narra che il sangue venne raccolto da un cieco che riacquistò subito la vista e da una pia donna di nome Eusebia, che lo conservò in due piccole ampolle.
I fedeli recuperarono le spoglie di San Gennaro - ritenute, come per tutti i martiri, fonte di particolare benedizione - e le seppellirono in una località chiamata "Marciano", forse lungo l'antica via collinare da Pozzuoli a Napoli. Solo in seguito, il vescovo di Napoli, Giovanni I fece portare il corpo del martire nelle catacombe di Capodimonte, dove è stata ritrovata la più antica immagine del Santo, risalente al V secolo.
Nel luogo del martirio venne costruita nel 1580 la chiesa dedicata a San Gennaro (Santuario di San Gennaro alla Solfatara), dove è conservata la pietra di marmo scolpito ritenuta il ceppo sul quale in Santo fu decapitato. La tradizione vuole che, contemporaneamente al miracolo della liquefazione del sangue a Napoli, sulla pietra si possano osservare le macchie di sangue che si ravvivano quasi a diventare di un rosso rubino. Nell'831 le ossa del Santo furono trafugate dal principe longobardo Sicone e trasportate a Benevento nella Chiesa di Santa Maria di Gerusalemme. Successivamente, tra i secoli XII e XIII, furono riportate nella più sicura abbazia di Montevergine, dove rimasero, quasi dimenticate, fino al 1480, quando furono ritrovate sotto l'altare maggiore del Santuario.
Solo nel 1497 l'arcivescovo di Napoli Alessandro Carafa riuscì a convincere il fratello Oliviero, abate dell'abbazia benedettina, a riportare le sacre reliquie a Napoli. L'arcivescovo le depose nell'ipogeo del Duomo detto "Succorpo", dove tuttora si trovano.
Non si ebbe invece alcuna notizia delle reliquie della testa e del sangue del Santo fino al XIV secolo. Carlo II d'Angiò, in occasione della realizzazione dell'attuale Duomo di Napoli, commissionò a maestranze francesi un busto reliquario in argento e oro (1305) per custodirvi i resti delle ossa del cranio di San Gennaro.
La prima notizia della liquefazione del sangue risale all'agosto del 1389, quando la città di Napoli e la Chiesa vivevano uno dei periodi più difficili e terribili della loro storia. Il sangue del Santo è attualmente custodito in due balsamari vitrei di piccole dimensioni e di foggia diversa, che la manifattura fa datare ai primi decenni del IV secolo.
San Gennaro venne nominato, prima ancora che di Napoli, patrono del Regno Borbonico e Capitano Generale dell'Esercito, poiché il suo compito non era solo quello di preservare la città dalle calamità naturali e sciagure, ma anche difenderla dai nemici e condurre l'esercito borbonico alla vittoria.
Il miracolo della liquefazione del sangue è il simbolo del patto che si rinnova in quel rapporto confidenziale e devoto tra il popolo e il Santo. Nel caso in cui il miracolo non avvenisse, sarebbe un presagio di qualche calamità; il popolo così supplica con preghiere e implora il Santo. A maggio, precisamente nel sabato che precede la prima domenica del mese, la Chiesa napoletana ricorda le varie traslazioni del corpo del suo Patrono. Nella processione di maggio San Gennaro è preceduto dal corteo dei busti d'argento dei compatroni. La solenne "processione delle statue", organizzata dalla Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, passa per le strade del centro antico di Napoli accolta dagli applausi dei fedeli, in un percorso che si snoda dalla Chiesa Cattedrale fino alla Basilica di Santa Chiara, dove avviene il miracolo.
Il sangue solido si liquefa abitualmente tre volte l'anno, ma con tempi e modalità sempre diversi. A volte il fenomeno non si è verificato, sfuggendo così ad ogni legge fisica o chimica. Il miracolo si compie anche in occasione di altre due festività: il 19 settembre, data di anniversario del martirio, e il 16 dicembre (in questa data accade che il miracolo non sempre si ripete), ricorrenza di una terribile eruzione del Vesuvio nel 1631, interrottasi dopo le preghiere al Patrono.
Da secoli, tra fede, mistero e fascino, il miracolo di san Gennaro si rinnova e attrae credenti e scienziati, ma soprattutto testimonia la pietà popolare e la devozione dei napoletani, che da secoli rivolgono al Santo saluti, richieste, ringraziamenti, nenie.
(testo tratto dal sito ufficiale del Comune di Napoli)