Il grande Castello, insieme al Duomo il monumento oggi più caro ai Milanesi, è stato per secoli protagonista di dolorose vicende, divenendo agli occhi dei cittadini un odioso simbolo del potere esercitato dai Signori di Milano o dai dominatori stranieri. Solamente nel Novecento ha assunto l'aspetto rassicurante di un luogo di cultura, destinato a custodire le testimonianze dell'arte lombarda. Il suo nome riporta al XV secolo, all'epoca di Francesco Sforza, che lo volle ricostruire a partire dal 1450, ma l'origine del Castello è più antica: sorse infatti per volere di Galeazzo II Visconti nella seconda metà del Trecento.
Nella Milano post-unitaria fervono progetti per il rinnovo urbanistico, che interessa vie e piazze, intere porzioni di città e singoli edifici, in un dibattito continuo relativo soprattutto alle modalità di restauro degli edifici storici. Anche il Castello, al quale nel 1860 è affiancata una Cavallerizza, e la vasta area che lo circonda sono al centro della discussione, nonché oggetto di tentativi di speculazioni edilizie. Per la sistemazione della Piazza d'Armi si considera uno dei progetti elaborati da Cesare Beruto, il quale propone che il Castello e l'Arco della Pace diventino il centro di due emicicli simmetrici formati da signorili caseggiati ben distanziati e da larghi viali alberati, gli attuali Foro Buonaparte e vie Canova e Melzi d'Eril. Si prevede anche di destinare a verde pubblico l'area fra il Castello e il Sempione, che alla fine dell'Ottocento prende la forma dell'attuale Parco Sempione, secondo il progetto dell'ingegnere Emilio Alemagna. Quanto al Castello, che l'autorità militare consegna ufficialmente al Municipio nel 1893, parte dell'opinione pubblica lo vorrebbe abbattere perché ricordo dell'ultima tirannide, altri lo vorrebbero conservare in parte, attraversato dall'asse viario che dal Cordusio porta all'Arco della Pace. Non mancano anche progetti bizzarri, come quello di Angelo Colla che propone di trasformare completamente il monumento in forme pseudo-gotiche.
I primi interventi di restauro del Castello vengono eseguiti negli anni 1893-1894 dall'Ufficio Tecnico Regionale per la Conservazione dei Monumenti, istituito nel 1891 e diretto, per la Lombardia, dall'architetto Luca Beltrami, che propone un restauro "filologico", basato sull'attento studio delle fonti grafiche e letterarie antiche. Si interviene dapprima riportando all'altezza originaria il torrione cilindrico est, che diviene serbatoio dell'acqua potabile, poi si rialzano quello ovest e la Torre di Bona, si iniziano gli sterri del fossato, si sistema parte della Corte Ducale e della Rocchetta, si demoliscono infine la Ghirlanda e la Cavallerizza.
Nel 1894, in occasione della manifestazione delle Esposizioni Riunite, ospitata al Castello e nell'area circostante, si mostrano al pubblico gli interventi effettuati e si raccolgono 43.088,50 lire per i restauri successivi.
Tra il 1895 e il 1897 si ricostruiscono finestre, cornicioni, tetti e pavimenti, si ripristinano le antiche sale, si scrostano i muri, riscoprendo splendidi affreschi, si destinano infine gli ambienti della Corte Ducale e della Rocchetta a Istituti culturali e Musei artistici e archeologici, che vengono aperti al pubblico nel maggio 1900. Con la completa ricostruzione della Torre del Filarete, inaugurata nel 1905 e dedicata al re Umberto I, l'opera del Beltrami si conclude e i Milanesi possono finalmente appropriarsi del loro Castello. Danneggiato negli ambienti della Rocchetta dai bombardamenti dell'agosto 1943 e nuovamente restaurato, il Castello Sforzesco svolge oggi un ruolo importante come centro di cultura, arte e svago.
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