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La fornace di Porta San Donato

Nel 1643 il «casone contiguo alla Vecchia Porta di San Donato», struttura difensiva sostituita nel 1639 da quella «Nuova», che sorge a pochi metri di distanza lungo il circuito delle mura, fu assegnato dal Governo Lucchese a Giovanni Antonio Salomoni che, dalla città ligure di Albisola, si trasferì a Lucca impiantando una fabbrica di «maioliche» e «altri vasellami di ogni sorte».
La struttura della fornace della Porta Vecchia di San Donato è un unicum sul territorio lucchese, perché caratterizzata da una conformazione particolare funzionale e necessaria a una produzione di ceramica raffinata. I dati materiali, emersi durante gli scavi del 1982, sono costituiti da scarti di fornace e da frammenti degli oggetti dai quali sono stati individuati recipienti di uso assai comune nell'apparecchiatura delle tavole dei lucchesi. Perché, quindi, adoperare una fornace legata alla produzione di oggetti di pregio per realizzare vasellame di uso comune, prevalentemente graffite ampiamente utilizzate nel territorio di Lucca?
La risposta a questa domanda è nei documenti che illustrano come vennero sfruttati gli ambienti della Vecchia Porta di San Donato: si può ipotizzare che l'artigiano genovese Salomoni fosse giunto in Lucca proprio per diffondere sul mercato locale le sue maioliche. Queste non incontrarono però l'interesse della maggior parte della popolazione lucchese costringendo il maestro vasaio a ripiegare su una produzione di ceramiche meno pregiata, come le graffite, che incontravano il gradimento da parte della committenza. Malgrado il cambiamento della lavorazione, la struttura della fornace rimase invariata sebbene riconvertita alla predisposizione e alla cottura del vasellame maggiormente richiesto e gradito dai ‘clienti' lucchesi.

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