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Il Museo della Bussola e del Ducato Marinaro di Amalfi

  • l Museo della Bussola e del Ducato Marinaro di Amalfi - Locali d'Autore

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Amalfi divenne nell'Occidente romano messaggera di Costantinopoli,
lungo le coste egizie orientali banditrice della religione di Cristo;
per tutte le terre bagnate dal mare di Roma intermediaria della civiltà araba.
E dovunque portò il suo ardore costruttivo,
la sua concezione concreta e nobile di una vita operosa e sacra.
E dovunque e contro chiunque difese l'altrui e la sua libertà,
sapendo che là è progresso dove i cittadini operano in nome delle leggi
che essi si son date e dove il diritto non è forza ma fortezza, rispetto e protezione.
Mai nella storia dei popoli si era verificato un più alto miracolo.
Allora Amalfi fu splendida oltre che bella

(Costantino Porpora, 1971).

Amalfi, la capitale del piccolo ma potente ducato marinaro (839-1131), definita dai cronisti arabi del X secolo la più ricca e potente città di Longobardia, più importante della città di Napoli con cui confinava, nell'Ottocento appariva un piccolo borgo di poche casupole bianche al visitatore romantico o al marinaio che navigava sotto costa ignorando il suo pesante debito (Samuel Rogers, 1830).
L'istituzione del Museo civico risponde alla necessità di presentare ai visitatori le principali attestazioni della sua straordinaria storia altomedievale e, con esse, il "debito" che il mondo moderno e la civiltà europea hanno nei confronti della civitas erede della tradizione di Roma che, prima fra le Repubbliche Marinare d'Italia, fu il principale polo di mediazione fra l'Oriente bizantino, il mondo islamico e l'Occidente cristiano e veicolò nel Mediterraneo non solo merci, ma anche norme giuridiche, tecniche di navigazione, strumenti nautici, scoperte scientifiche, culti religiosi, arte e culture.

Il Museo della Bussola e del Ducato Marinaro di Amalfi
Nell'area di reception, le gigantografie di statue allegoriche scolpite nel 1911 per il Vittoriano di Roma, rappresentano le quattro Repubbliche Marinare: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia mentre la raffigurazione settecentesca della "Ninfa Amalpha", amata da Ercole, simboleggia l'origine e la grandezza della prima Repubblica marinara d'Italia. Affiancano la figura alcune citazioni di brani di cronisti dei secoli XI-XII che descrivono la città così come appariva nel suo splendore altomedievale. Un sarcofago del IV secolo, poi reimpiegato quale sepoltura di un nobile amalfitano del XIII secolo, testimonia la costante presenza romana sulla costa d'Amalfi durante i secoli dell'impero e rafforza la tradizione della discendenza amalfitana dai patrizi di Roma.
L' area del centro storico medievale immette nel percorso museale. Vengono qui presentati il centro storico della città e le sue più notevoli emergenze artistiche e culturali. Sotto il livello del pavimento sono visibili i resti dell'antica condotta idraulica. Sullo sfondo due altorilievi in bronzo di Diomede Patroni (1928) suggeriscono l'immagine antica di Amalfi e del suo litorale, dal quale partono galee per "procacciar mercatantia" (Boccaccio, Decamerone, giorn. II, nov. IV), mentre la carta delle "Rotte mediterranee" disegna i circuiti del commercio triangolare che gli Amalfitani praticarono tra le sponde europee, nord-africane e medio-orientali del Mediterraneo.
Sotto le poderose arcate centrali dell'arsenale, una maquette del monumento a Flavio Gioia, realizzata dallo scultore Alfonso Balzico, raffigura il mitico inventore della Bussola e introduce ai pannelli istoriati e cimeli dell'area dell' orientamento nautico che narra la storia del rivoluzionario "bossolo", inventato e diffuso dai marinai amalfitani, che consentì la navigazione 'a mare aperto' e aprì, alla fine del sec. XV, le vie degli oceani verso il "nuovo mondo'.
Più oltre, nell'area della "Città-Stato", sono esposte le fondamentali testimonianze dell'autonomia politica, del progresso sociale, della floridità economica: le Pandette di Giustiniano, trafugate dai Pisani nel saccheggio di Amalfi del 1135 e presenti in riproduzione anastatica del 1910, la Tabula de Amalpha, codice mediterraneo del diritto della navigazione, le Consuetudines Civitatis Amalphiae del 1274, norme consuetudinarie che regolarono la vita sociale di Amalfi, e i Tarì, le sue monete d'argento e d'oro che si scambiavano in terre lontane (S. Rogers, 1830). Due raffigurazioni pittoriche del M.° Mario di Lieto, La costruzione delle galee nell'Arsenale ed il Mercato amalfitano in Oriente sullo sfondo di Costantinopoli, insieme ad alcune citazioni letterarie del sec. XIX, testimoniano l'intenso fascino esercitato per secoli dal passato di Amalfi. Sei pergamene autentiche, di cui cinque dell'XI secolo in scrittura curialesca ed una del XIII in caratteri gotici, forniscono indicazioni fondamentali sull'organizzazione politica e la vita socio-economica di Amalfi medievale.
Il legame di Amalfi con Roma imperiale è leggibile poi nell'area museale dedicata ai primi insediamenti nella Costa in cui sono esposti una carta delle Ville romane e reperti d'epoca tardoimperiale.
L'esposizione museale richiama poi l'attenzione del visitatore sui culti religiosi importati d'Oltremare da monaci-marinai, che, ai tempi delle persecuzioni iconoclastiche, si rifugiarono nella Costa improntando la vita religiosa delle popolazioni costiere. Lo attestano riproduzioni di icone, affreschi, tavole dei Santi "venuti dal mare" e sculture di derivazione bizantina presenti nell'area dei culti. Emerge fra essi quello dell'Apostolo Andrea il cui Corpo fu traslato da Costantinopoli ad Amalfi dal Cardinale amalfitano Pietro Capuano Legato pontificio alla IV Crociata (1206-8) come illustrano le miniature del sec. XIV del Pontificalis ad usum ecclesiae Salernitanae 492 e la Cronaca della traslazione riportata nella seicentina di André De Saussay, Andreas frater Simonis Petri seu de gloria S. Andreae Apostuli. Chiude simbolicamente l'area la figura meditante di San Giovanni evangelista, una delle cinque statue in tufo cinquecentesche proveniente dalla Grotta dei Cappuccini franata nel 1899, in cui era rappresentata l'Orazione nell'orto di Getsemani.
La grande Carta del ducato di Amalfi, che campeggia sullo sfondo della prima navata, rappresenta, con plastica evidenza, l'evoluzione policentrica della frazionatissima urbanistica territioriale, con l'indicazione delle sue architetture civili e religiose, del sistema di attracchi e fortificazioni marittime e interne, dei poli cantieristici e delle infrastrutture commerciali, delle vie di comunicazione terrestri.
La duchessa di Amalfi, resa celebre nelle drammatizzazioni teatrali di Lope de Vega e John Webster e raffigurata in un quadro di Raffaello, il leggendario Flavio Gioia. inventore della Bussola, in un quadro di Gaetano Capone e la suggestiva figura di Tommaso Aniello d'Amalfi, il popolare eroe della rivoluzione antispagnola del 1647 a Napoli, proiettano, nell' area dei miti, i riverberi di vicende uomini ed imprese che, nonostante l'inevitabile decadenza seguita all'infeudazione (1398 - 1583), conservarono ed accrebbero nei secoli la fama di Amalfi nell'immaginario europeo.
Il suo tessuto sociale e la sua organizzazione politico-diplomatica costituirono per i popoli mediterranei dell'alto Medioevo un esempio da imitare: cavalieri e magistrati, ambasciatori e consoli del mare, i duchi e la sposa di Amalfi, mercanti e marinai popolano, in chiusura, il percorso museale nell'area dei costumi storici, presenti sia nella serie di disegni originali (1955) del coreografo Roberto Scielzo, sia attraverso campionature della loro realizzazione ad opera di prestigiose sartorie locali.
A nord della navata destra, nello spazio adibito a lapidarium, è interessante notare due superstiti cippi lignei ai quali anticamente venivano legate le imbarcazioni in costruzione nell'arsenale e la statua in tufo di San Pietro, proveniente anch'essa dalla Grotta del Convento dei Cappuccini.
A sud della stessa, il grande quadro di Domenico De Vanna che raffigura il Corteo dei Cavalieri di Amalfi che sfilano sotto il sole di Amalfi e la polena del cavallo alato, scultura lignea appartenuta all'imbarcazione della Regata Storica, simpaticamente battezzata "Vittoria", nella suggestione della prima esaltante affermazione amalfitana nel palio remiero del luglio 1981, chiudono il circuito museale, suggellando, con una nota beneaugurante, la rievocazione di una delle più straordinarie pagine della storia d'Italia.

Museo della Bussola e del Ducato marinaro di Amalfi
presso Antichi Arsenali
Largo Cesario Console - Amalfi
www.museoarsenaleamalfi.it

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